Quando nella mente si accende un ricordo, l’espressione del viso completamente cambia e lo si insegue, finché non si è appagati. Era l’ottobre del 1993 e Rainera Scalarini, figlia di Giuseppe (1873-1948), celebre vignettista dell’”Avanti!”, seduta nel suo appartamento a Milano, nell’illustrare la figura del padre e i suoi rapporti felici con Gavirate, improvvisamente ebbe come una illuminazione: “Eppure aveva disegnato una cartolina che la rappresentava!”, disse parlando anche con gli occhi, intanto che cercava di individuare il posto dove potrebbe essere conservata. Pochi giorni dopo la fotocopia della cartolina era a Gavirate. Non era firmata dall’artista: non avrebbe potuto, avendo la censura del tempo impedito a Scalarini, per la sua opposizione al fascismo, di apporre la celebre scala stilizzata, seguita da “rini”, la sua cifra interpretativa. Ma non c’era bisogno di cercarla: era il suo affetto riconoscente, la sua intelligente ironia che in poco spazio erano riusciti a condensare le peculiarità di un paese amato fin dal 1914, quando ebbe modo di conoscerlo e frequentarlo. Aveva dedicato tanto tempo per realizzarla (questo fatto lo ricordava il nipote Ferdinando) suddividendo lo spazio in sette parti. Viene in mente la parola “armonia”, assieme all’ordine e serenità a guardarla e a individuare tutti i particolari. E’ stata pubblicata su libri, apprezzata, ma ora è come se fosse rinata. C’è voluta la passione della docente di Educazione Artistica della scuola secondaria “Carducci”, Elena Invernizzi, l’impegno degli alunni e il sostegno del Comitato Genitori perché possa essere sotto gli occhi di tutti, ammirata nei negozi di Gavirate. Un’iniziativa originale e intelligente che sta riscuotendo successo e curiosità. C’è una lunga lista di esercenti pronti ad esporla. Sì, perché dopo averla studiata, è stata riprodotta dai ragazzi su una grande tela e anticata con i fondi di caffè. Anche i turisti stranieri si fermano a fotografarla. Certo, è la Gavirate dei primi decenni del secolo, quindi quella scuola per allievi ufficiali che corrispondeva alla caserma “Marconi” dal secondo dopoguerra ha lasciato posto a due condomini, le sale da ballo corrispondono ai balli in piazza, i campi da bocce sono spariti. Ma è innegabile che i ciclisti sudino ancora salendo il “Sasso”, i campi sportivi siano molto frequentati, come i cinema, che la festa patronale venga celebrata la terza domenica del mese di settembre. Le passeggiate sono abituali al Forte d’Orino e ai Caldé alla ricerca dell’aria pura con vista sulle Alpi. Più la si ammira più ci si rende conto dell’equilibrio, della precisione dei dettagli. Non si può non sorridere vedendo una lepre che irrompe a 40 chilometri all’ora per sfuggire al cacciatore, mentre accanto un pescatore paziente, al punto che tra il suo naso e la canna un ragno tesse una tela, catturerà il pesce persico di cui si può gustare il fritto. Contiene anche in sé un augurio, considerato che il vignettista non poteva non dare spazio al lago con le sue barche, i bimbi che giocano, con l’aggiunta, grazie alla sua innata ironia, di una giovane discinta che fugge nascosta da una foglia di fico. E a pensare che per Scalarini Gavirate è stato sinonimo di arresti. Conosciuto è l’episodio dell’irruzione dei carabinieri in casa sua: “Avete armi?”, gli chiesero. “Tirai fuori di tasca la matita – scrisse- e risposi sorridendo: “Sì, eccola qui!”. E i ragazzi oggi, compresa la sua lezione, lo ripagano facendolo conoscere con affetto.
Federica Lucchini