Da ArteVarese
Il mal di Gavirate: espressione insolita, ma calzante per definire l’origine di un libro che verrà presentato in sala consiliare il 22 giugno alle ore 20,45. Il suo titolo “L’ultimo sole”. Autore Pepe (Giuseppe) Del Torchio. Pagine scritte sulle Ande, precisamente a Cotacachi, provincia di Imbabura in Ecuador. E’ stata la profonda nostalgia della sua terra a far sgorgare nell’autore con intensa vitalità una fetta del suo passato che ha coinvolto tutta Gavirate e dintorni in un’avventura considerata inizialmente un’utopia: Radio club Gavirate FM 103.800. Dal 1976 al 1985 questa frequenza ha riunito in una grande famiglia una moltitudine di persone, regalando loro sorrisi, emozioni, tempo ben speso. Ha sostenuto, confortato, aiutato le persone sole, ammalate. Un turbine aggregante con proposte sempre nuove che stimolava la comunità non solo a rimanere in casa ad ascoltare i programmi basati su un palinsesto semestrale che copriva in diretta quotidianamente 16 ore (dalle ore 8 alle 24), ma anche a partecipare a momenti di festa, di cultura. Un crescendo di aspettative mai deluse. Un esempio: 9 marzo 1979, prima esibizione a Varese di Claudio Baglioni con il tour “E tu come stai?”. Solo sette ragazzi di Radio Gavirate entrarono nel camerino del cantante. “Fuori -scrive Pepe- le grandi emittenti di tutta Italia, all’uscita sguardi feroci e pieni di bile. Baglioni ci regalò tempo prezioso, nonostante il suo addetto stampa lo sollecitasse a terminare. E lui mite e gentile: “Tranquillo, ancora una”. Quella sera l’intervistatore Claudio Bazzi si sentiva anche lui un mito. “Quella della radio fu luce accecante!”, ricorda. E questa luce partì da una antenna improponibile costruita da Sergio Mattioni, un ragazzo della porta accanto, che scatenò il progetto-sogno di Pepe condiviso dai compagni di sempre, la compagnia de “i ragazzi di Radio Gavirate”, “ricchi di iniziative e talenti, pronti ad iniziare una piccola storia che nel tempo, per coloro che l’hanno vissuta, si trasformerà in leggenda”.
Primo presidente Cristiano Galimberti, spesa complessiva per stazione radio £ 385mila, cifra subito ottenuta fra 20 ragazzi che si autotassarono di £ 25mila: Mau, Gianni, Walter, Renato&Donatella, Gabrielone, Franco, Sandro&Vanda, Cinzia&Flavia, Geppe, Gianca, Claude, Armando, Cristiano, Anselmo, Vito, Mirko, Pepe, “formichine solerti e laboriose, tra Armino, centro operativo, e Fignano in via Magenta, prima sede della radio in un minuscolo bilocale senza pretese”. La data di inizio delle trasmissioni fu fissata il 19 settembre, giorno dell’Addolorata, la festività religiosa più amata dai gaviratesi. “Per poter iniziare l’attività radiofonica era assolutamente necessario avere nel proprio organigramma un direttore responsabile iscritto all’albo dei giornalisti”, scrive Pepe. Ecco che, mentre venne individuata una nuova sede più ampia nella cascina Clementina, in cima al colle della Bellaria, Luigi Roberto Paride Barion nel suo negozio storico “La Bilancia”, punto di incontro a Varese di artisti, appassionati d’arte, di collezionisti filatelici e numismatici, disse a Pepe: “Radio? Ma è un’iniziatia meravigliosa. Sai le cose che si potrebbero fare?”. E al via con la musica, lo sport, gli spettacoli. “In poche settimane il nostro indice d’ascolto aumentò come d’incanto -scrive Pepe- La prova stava nel sorriso del nostro amico postino nel consegnarci ogni giorno sempre più lettere che attestavano la stima sempre più crescente nei nostri riguardi”. La consacrazione avvenne in occasione della festa della simpatia, durante il carnevale gaviratese, quando le porte del cinema Eden furono chiuse: la grande sala non poteva più contenere il pubblico così numeroso. “in questa “Nomadelfia” radiofonica -annota Barion- cominciarono ad arrivare ospiti di alto livello per programmi sempre più qualificati. Primi in Lombardia e forse anche in Italia si propose la prima diretta di un consiglio comunale, sino a quel tempo impensabile. Arrivò inatteso il premio nazionale “Dante Alighieri”, ritirato a Roma in grande allegria”. Questo libro con la sua prosa limpida e le sue foto chiama i gaviratesi e li invita, attraverso uno spaccato di storia recente, ad amare la loro comunità.
Federica Lucchini