i “vecc” erano “vecc”sul serio.
Non come quelli di oggi, anzi, guardandomi in giro mi sa che di vecchi non ce ne sono più.
O forse quelli veri , se ne stanno tutti chiusi allo spizio o in ospedale….booh!
Vedo donne e uomini che hanno passato da un po’ i settanta, e i loro anni se li portano quasi meglio dei miei (forse perché sono andati in pensione prima?)…li vedo vestiti bene, che vanno al mare, in montagna, in bici, in palestra a ballare…
Con bei visi curati….
Le donne pettinate bene….
Alcuni ostentano davvero un abbigliamento e un atteggiamento fin troppo giovanile.
Una volta si diventava vecchi prima….
Mi ricordo su ad Arcumeggia, i vecchi, con i loro visi rugbisti e polverosi.
Gli occhi, che divenivano ogni anno più piccini.
Le bocche sdentate.
Avevano mani callose e rovinate e arse dal sole d’estate…E coi geloni l’inverno.
Avevano addosso un odore di “vecchio”…e al massimo di naftalina …raramente di acqua di colonia o di sapone di Marsiglia.
Poi spesso odoravano di stalla e di fatica.
Avevano indumenti sgualciti di solito e zoccoli di legno…tranne che la domenica a Messa.
I vestiti erano sempre i soliti “chi del lauraa e chi di fest”.
Le donne invecchiavano prima.
Un po per i tanti figli che mettevano al mondo, un po’ per le miserie patite….
Se poi erano rimaste vedove, erano sempre vestite di nero, compreso il”panet”, che mettevano in testa.
Il “panet”, per la verità lo mettevano quasi sempre quando uscivano di casa….
Le mie nonne avevano questa abitudine, ma poi io e mia sorella le convincevamo a tirarlo via, che ci sembravano befane…e ci piaceva vedere la loro crocchia ordinata sulla nuca.
Di solito indossavano le calze coprenti grigie o nere, anche durante l’estate, tenute su con gli elastici.
Autoreggenti di un tempo.
Ai piedi portavano gli zoccoli oppure delle scarpette col tacco largo e corto e col cinturino alla caviglia.
La sottoveste, i mutandoni, la maglietta che , spesso era di lana anche nella stagione calda…..
Una gonna o un vestito..un grembiule e uno scialle sulle spalle…
La nonna Angela, a nove anni era andata a “servizio” , dai “signori”, a Padova, dove abitava e aveva imparato le buone maniere…profumava sempre…aveva molta cura per la sua e la nostra igiene.
La nonna Apollonia, invece non amava l’acqua e il sapone e aveva l’odore del sole, del fieno, della fatica della “sciuera”, del soffritto di cipolla e di pollaio.
E io spesso mi addormentavo felice e serena fra il profumo dell’Arcumeggiana e della Veneta…facendo sogni bellissimi.
E mi manca quell’odore di colonia e di…vecchio