IL DELITTO PERFETTO
Convivenza difficile: è un eufemismo per definire il rapporto di coppia tra Laura e Gianni. Niente insulti, o percosse, o stoviglie scagliate addosso, sono persone civili; è il silenzio ostinato ad incombere sulle loro vite da separati sotto lo stesso tetto. Non si erano accorti di niente finché entrambi avevano lavorato, lei come insegnante di lettere della scuola media, lui come operaio specializzato presso un’industria meccanica. Un’esistenza decorosa, vissuta interamente nella villetta costruita con grandi sacrifici dai genitori di Gianni scomparsi prematuramente. Erano rimasti lì convinti che quello sarebbe stato il luogo ideale dove fare crescere i figli, con un angolo di giardino per i giochi, il lago nelle vicinanze, i boschi percorsi dai sentieri per le lunghe passeggiate all’aria aperta. Invece i figli non arrivarono, arrivò invece il momento di invecchiare, andare in pensione e scoprire che tra loro due non c’era nulla, ma proprio nulla da condividere. Laura, dopo gli anni dedicati all’insegnamento, non riesce ancora a scrollarsi di dosso la patina di donna intelligente e istruita; si candida a consigliere comunale e, dopo la nomina, ottiene la delega alla cultura; non manca mai agli appuntamenti, che si tratti di organizzare la festa della pro loco piuttosto che il premio letterario o la mostra di arte contemporanea, lei è sempre presente per esprimere il suo parere, sollecitare i volontari o reperire gli sponsor. I suoi concittadini la considerano un personaggio piuttosto ingombrante, ma a lei piace sentirsi indispensabile in un paese rimasto un po’ arretrato (almeno secondo la sua opinione). E’ abbastanza furba per mantenere i rapporti con le famiglie degli alunni, ovviamente quelle che contano, in modo da far pesare al momento opportuno i suoi legami con il mondo della cultura e dell’imprenditoria locale.
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