DIARIO DI UNO ZOMBI
Sarà colpa della vecchiaia, ma faccio una fatica terribile a ricordarmi ciò che mi succede da un giorno all’altro. Stamattina ho la mente più confusa del solito, colpa di qualche bicchiere di troppo dopo la briscola della sera prima; ho bisogno di scrivere quello che ho da fare e ciò che mi succede durante la giornata, altrimenti rischio di passare per rimbambito. Qual è la cosa più importante per oggi? La pensione, naturalmente, devo uscire a prelevare in posta prima di rimanere senza il contante per fare la spesa. Lo specchio del bagno mi restituisce un aspetto orribile: ho la barba lunga, il volto è pallido e scavato, mi sento la lingua appiccicosa e un sapore amarognolo in bocca e, come se non bastasse, nel pettine resta impigliata una vistosa ciocca di capelli grigiastri; cerco di rimediare con una generosa dose di dentifricio e dopobarba, ma alla ine penso che questo sia lo scotto inevitabile da pagare al trascorrere del tempo. Il mio primo incontro è la liceale della porta accanto; mi passa davanti urtandomi con lo zaino pieno di libri senza un accenno di scuse; pronuncio un “ciao” di circostanza e lei risponde con un grugnito seguitando a masticare la gomma con lo sguardo perso nel vuoto; poi si blocca sul pianerottolo ostruendo il passaggio intenta a messaggiare con il telefonino. Mentre attendo che si decida a farsi da parte, il profumo dei suoi capelli di adolescente giunge ino alle mie narici e mi procura una strana eccitazione. Niente che abbia a che fare con il sesso, per carità! Piuttosto il desiderio incontenibile di rispondere con l’aggressione alla sfacciata indifferenza sua e di tutti i suoi coetanei, capaci solo di pensare a se stessi e ai propri capricci. Non riesco a resistere oltre: punto lo sguardo sulla nuca lasciata scoperta dalla t-shirt, le metto una mano sulla bocca per non farla urlare e l’addento con tutta la forza delle mie
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