UNA BIRRA GHIACCIATA
Da troppo tempo lavoro in ufficio. Le mie uniche attività fisiche sono il movimento che le gambe e la schiena imprimono alla poltrona girevole e lo scorrimento della mano destra sul tappetino del mouse. Le mie uniche attività mentali sono l’osservazione e la memorizzazione delle migliaia di numeri che scorrono sullo schermo del computer. Quotazioni, indici, statistiche che si rincorrono l’una di seguito all’altra senza mai fermarsi; ciò che è accaduto cinque minuti prima è già superato, ciò che accadrà fra cinque minuti può cambiare tutto: chi ha guadagnato può perdere, chi ha perso può guadagnare, chi è ricco può diventare povero, chi è povero può arricchirsi. Il mondo della finanza è una sala giochi senza tavoli, senza muri, senza confini, senza nulla di concreto da vedere, toccare, ascoltare, assaggiare, annusare… per questo mi sto convincendo sempre più che questo mondo non è reale, ma è soltanto una simulazione progettata da qualche perversa mente informatica; anzi forse non è neppure una mente umana, credo che sia piuttosto un’intelligenza artificiale nata e cresciuta in modo autonomo all’interno dei circuiti di silicio dei computer. Ho sempre l’impressione che, senza che io me ne accorga, mentre sto fissando lo schermo, la mente artificiale mi ipnotizza e mi suggerisce di volta in volta quali sono le decisioni da prendere. Forse è questa la ragione per la quale mi sento così distaccato dal mio lavoro, così arido e privo di contatti umani.
Da bambino non sapevo neppure che cos’era uno schermo perché non avevo la televisione e passavo il tempo giocando con il meccano. Forse qualcuno se lo ricorda, era una scatola piena di pezzi di lamiera forata, ruote, barre, viti e dadi; con quella roba ci si poteva costruire di tutto: il camion, la gru, la locomotiva;