IL SASSO NERO
Ho una certa diffidenza nei confronti dell’ambientalismo; a volte mi sembra un atteggiamento un po’ snob, a volte mi preoccupa perché degenera in proteste che con la difesa della natura c’entrano poco o nulla; sta di fatto che, secondo la mia opinione, un’autostrada dove il traffico corre veloce è molto più ecologica di una strettoia dove le macchine stanno ferme per ore con il motore acceso. Detto questo, sono disposto a fare un’eccezione, perché il mio amico Piero è al di sopra di ogni sospetto; lui è un ambientalista della prima ora e i blocchi stradali o i cantieri occupati non lo vedono minimamente coinvolto. La sua passione è maturata svolgendo mansioni niente affatto ecologiche: infatti è stato per lungo tempo l’autista dei pullman che portano in giro le comitive nei week end e forse è proprio osservando le bellezze naturali dei luoghi di destinazione che si è reso conto di come queste risorse vadano preservate dalle insidie del progresso. Così si è messo a studiare per conto suo tutto ciò che gli può essere utile per conoscere meglio la flora, la fauna e persino le rocce e i minerali del suo territorio.
Ora che ha una certa età, si limita a condurre lo scuolabus tra le frazioni del paese e ha le domeniche libere per le escursioni; parte al mattino con lo zaino sulle spalle e sta in giro tutta la giornata, a volte cambia idea durante il percorso e ritorna sui suoi passi per osservare un particolare che gli è sembrato interessante, tracce di animali, piante, rocce o semplicemente per scattare una foto. Il suo sito prediletto è il punto estremo dei Pizzoni prima della discesa verso il Passo Barbè; lì si ferma ad osservare il vuoto che gli si spalanca davanti mentre sta in equilibrio sulla cresta come se fosse sospeso nell’aria; respira profondamente prima di calarsi lungo il pendio quasi verticale, si ferma alla capanna per bere una birra e
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