– Una rete. E’ il termine più appropriato per definire come l’accoglienza si è manifestata e si manifesta attorno ai quindici richiedenti asilo che si trovano nel comune di Besozzo. Quindici storie diverse, quattordici provenienze diverse (due sono rappresentati da una mamma e da un figlio ipovedente), per la maggior parte nigeriana, con una presenza senegalese e una guineana. Otto di loro, ospitati in un ostello privato, sono giunti a Besozzo qualche settimana fa e tre giorni prima erano stati sbarcati a Lampedusa. Degli altri sette, due sono stati accolti dal comune, in una casa di sua proprietà, cinque dalla parrocchia di sant’Alessandro e Tiburzio nella casa parrocchiale di Olginasio. La sinergia iniziale tra amministrazione comunale e parrocchia con la cooperativa “Lotta contro l’emarginazione”, coordinata da Silvia Antonetti, in collaborazione con “I colori del mondo” (associazione attiva sul tema migranti delle Acli) si è dunque allargata. I nodi di questa rete sono aumentati e sono costituiti dall’oratorio di Ca’ Marchetta dove i ragazzi partecipano al campionato di calcio, dall’Auser, di cui fanno parte le sei insegnanti volontarie che il martedì dalle 18,30 alle 20 seguono i ragazzi nell’apprendimento della lingua italiana in una lezione supplementare rispetto a quella di tutte le mattine a Varese. A loro vanno aggiunti i due coniugi volontari, che, con il supporto della cooperativa, ogni domenica organizzano per i ragazzi una gita nella nostra zona (esperienza ora facilitata dalla presenza di un pulmino), e l’associazione “Ciechi sportivi varesini” che ha inserito nella sua squadra il ragazzo nigeriano cieco. Una coralità di presenze che non può dimenticare la presenza dell’educatore e del mediatore culturale. “La nostra finalità ultima – spiega Silvia Antonetti – è la loro inclusione sociale positiva”. E i migranti per la maggior parte cristiani cominciano a vivere la comunità: aiutano nella pulizia della chiesa di Olginasio, partecipano alle cene della Caritas come inservienti. Molto intenso il momento durante la celebrazione della Pasqua in cui il parroco, don Sergio Vegetti, ha lavato loro i piedi. Sempre presenti durante le messe, si sforzano di seguire osservando le parole sul messale. Dal punto di vista scolastico, sono molto eterogenei: le insegnanti volontarie il martedì sono molto organizzate. Li seguono in un rapporto di uno a due, uno a tre, aiutate anche da un altro volontario che aiuta il ragazzo francofono. Gli altri sono anglofoni. All’inizio delle lezioni viene loro spiegato in inglese e in francese il contenuto della serata. Poi al via con l’italiano con frasi molto semplici, finalizzate alla presentazione della loro identità, del loro stato di salute. Felice il dott. Tiziano Pedroni, assessore ai servizi sociali, presenza costante e appassionata, quando ha ricevuto in ambulatorio un giovane migrante che gli ha detto: “Ho male alla gola”. Certo, non tutti i giovani sono rapidi nell’apprendimento, se si considera che alcuni non sono secolarizzati. Ma le lezioni sono comunque momenti fecondi, poiché tutti dovranno prepararsi per il colloquio presso la commissione territoriale di Milano. Fra di loro c’è un sarto ed è contento perché avrà a disposizione una macchina da cucire. “La parola d’ordine – sottolinea Pedroni – è non avere fretta. Noi dobbiamo contribuire al loro percorso di crescita”.
Da ultimo: cercasi biciclette usate per i ragazzi che vorrebbero acquisire mobilità per venire a scuola, all’oratorio.
Federica Lucchini