QUELLA SANA CHIACCHIERATA CHE FA CAPIRE QUANTO LO SPORT SIA FONDAMENTALE E NELLA VITA DI UN PAESE
di Felice Magnani
Tra i personaggi del mondo dello sport che ho avuto la fortuna di incontrare, ce n’é uno con il quale ho intrattenuto e intrattengo a tutt’oggi un rapporto di fraterna condivisione. Con Bruno Franceschetti ci sentiamo spesso, soprattutto in occasione di grandi avvenimenti sportivi o di risultati superlativi da parte di personaggi capaci di risvegliare quella carica di italianità che spesso rimane un po’ in ombra, tra le pieghe di un esacerbato egocentrismo o di un esagerato individualismo. Con Bruno Franceschetti, mitico allenatore di Jury Chechi, è davvero un piacere poter parlare di sport in libertà, a trecentosessanta gradi, ripassando molto spesso quella parte della nostra storia che ha visto la Ginnastica italiana salire ai vertici dello sport mondiale. Nelle nostre chiacchierate sportive non manca mai monsignor Tarcisio Pigionatti, il rettore del Convitto De Filippi di Varese, che insieme a Giovanni Borghi, è stato il punto di forza di una Varese fortemente dinamica in ogni settore della vita pubblica, capace sempre di sorprendere con lo straordinario ingegno dei suoi personaggi e della sua gente, una città che ha realizzato uno straordinario connubio di industria e sport, capace di attrarre personaggi, squadre e interessi da ogni parte del mondo. Verso la fine degli anni settanta, Bruno è stato, con il suo manipolo di campioni, una delle punte di diamante di un Convitto diventato internazionale, grazie all’ingegno e alla creatività umana e religiosa di un monsignore che sapeva vedere sempre un pochino più in là e che sapeva cogliere al volo le opportunità della vita, con particolare attenzione alle virtù formative dello sport, alla forza educativa della scuola e alla capacità dei forti atleti italiani di saper unire il verbo dell’impegno agonistico con le attese di un’umanità bisognosa della gioia e dell’entusiasmo che lo sport sa distribuire al suo passaggio. Parlare di monsignore con Bruno significa far tornare alla mente anni bellissimi per la Ginnastica italiana con il suo Centro Federale a Varese, anni in cui lo sport, tutto lo sport varesino diventa il centro del mondo, grazie anche a quel genio della vitalità industriale che rispondeva al nome di Giovanni Borghi. Erano anni in cui passeggiando per la bella Varese e per la sua suggestiva provincia si potevano incontrare e osservare da vicino grandi personaggi del mondo religioso, politico, sportivo, anni in cui la creatività varesina dettava legge, mettendo bene in evidenza quanto la genialità prealpina della Lombardia fosse brava a rispondere a quei nuovi mondi che si affacciavano sulle rive del lago Maggiore per coglierne la bellezza e per studiarne più da vicino quell’abilità inventiva che l’avrebbe resa celebre in Europa e nel mondo. E’ così che da Varese, Comerio, dal Convitto De Filippi, tutto lo sport italiano guardava con fiducia verso l’orizzonte prealpino per individuare nuovi spazi di verità e di notorietà. A Varese e provincia lo sport incontrava lo spirito adatto per rispondere alle attese delle grandi masse popolari, quelle che, se ben orientate, riempiono gli stadi e le strade dei paesi e delle città, per seguire le vicende dei propri beniamini e dei propri campioni. Bruno Franceschetti, per ventuno anni allenatore di Jury Chechi, è l’allenatore che ha girato più volte il mondo, che ha formato campioni diventati dei numeri uno nella storia mondiale della Ginnastica italiana; quando parli con lui ti rendi conto che il suo amore per la Ginnastica e per lo sport in generale è rimasto intatto, così come la sua passione e il suo entusiasmo che senti vibrare con vigore in ogni sua parola, Bruno è ancora carico di quella gentile e autorevole fermezza che mostra l’immagine di un uomo di sport ancora pieno di creatività e di voglia di fare. Le nostre chiacchiere sanno di umanità, sport e cultura, di passione, di voglia di rimettere lo sport al centro per una grande trasformazione educativa di un mondo giovanile che guarda allo sport come a un amico a cui affidare quella voglia di cambiamento che anima coloro che credono nel risveglio educativo di un mondo troppo spesso vittima di una procrastinata disattenzione sociale. Il talento, la forza della squadra, l’umiltà e l’impegno, il rispetto delle regole, l’umanità che regola e abbellisce il gesto tecnico, la forza espressiva del campione, la capacità dello sport di formare un carattere, di definire e di accentuare uno stile, di saper coordinare, incentivare e definire le emozioni, di saper lottare contro il disagio e le difficoltà con più forza e più determinazione sono elementi che entrano con forza nei nostri discorsi telefonici, dove l’esperienza personale si unisce e genera nuove possibilità, nuove idealità, riflessioni e pensieri che rendono sempre giovane lo sport, la sua grandissima capacità di offrire una via d’uscita a molta di quella violenza che oggi si è impossessata delle nostre case, delle nostre piazze, delle nostre vie e dei nostri parchi, restituendo così all’umanità quella voglia di sognare che è parte integrante della vita di ogni essere umano. Ascoltare Bruno è piacevole, è come ripassare la storia senza avvertirne il peso o la complessità, è come imparare di nuovo a vivere scoprendo a ogni passo che esiste un modo diverso e sempre nuovo di capire, di lasciarsi convincere che lo sport può essere davvero la via d’uscita a cui affidare il desiderio di rivincita di una generazione lasciata per troppo tempo da sola, senza la possibilità di poter godere di tutte quelle belle e straordinarie sensazioni che lo sport sa distribuire a tutti coloro che lo cercano per conoscerlo sempre un pochino più a fondo. Bruno Franceschetti, il mitico allenatore del grandissimo Jury Chechi, di Diego Lazzarich, di Boris Preti, di Palla e di tanti altri campioni della Ginnastica nazionale ha raccontato con dovizia di particolari alcuni momenti della sua bellissima storia nel libro Una vita in equilibrio, un libro da cui si evince la forza morale di un atleta olimpico diventato allenatore della nazionale italiana, un personaggio umile e schivo che ha saputo divulgare il verbo dello sport in ogni momento della sua vita, aprendo sempre il suo animo attento e generoso a tutti coloro che insieme a lui hanno dimostrato di amare la Ginnastica e lo sport in generale nella sua essenza più vera e profonda.