C’è nella natura umana qualcosa che rifugge le leggi dell’educazione e quelle del buon senso, è come se una forza superiore ci costringesse a essere quello che non siamo, come nel caso della maleducazione stradale, quella di cui siamo tutti spettatori e in molti casi promotori. La strada è un approdo straordinario, sul quale trascorriamo una parte fondamentale della nostra vita, chi in macchina, chi in treno, chi in moto, in bicicletta, chi passeggiando a piedi o correndo. E’ la nostra casa pubblica, quella che dovremmo amare in modo particolare, proprio perché è di tutti senza preclusione alcuna. Proprio per questo merita tutto il nostro rispetto, siamo noi infatti che ne determiniamo la bellezza, la sicurezza, la pulizia, l’ordine, insomma la strada è un po’ come il salotto di casa, di cui ci serviamo per ragioni di vario ordine e natura. Appartenendo a tutti, nessuno escluso, ne siamo diretti responsabili ma, come sempre succede quando si parla di responsabilità, ci sono i <furbi>, persone che ne fanno un uso smodato, violando le regole e mettendo in pericolo la vita degli altri. Da un po’ di tempo la strada è diventata un pericolo, ognuno la vive e la interpreta alla propria maniera, applicando le proprie regole e in molti casi neppure quelle. Gli incidenti sono aumentati moltissimo, le infrazioni pure, spesso la trovi tappezzata di buche, sconnessa, senza spazi adeguati per i ciclisti e i pedoni, sporca, priva della più normale manutenzione e priva anche di quella sicurezza che si rende necessaria per qualsiasi evento o necessità.
Dunque quando si parla di strada si parla di un bene pubblico frequentato da tutti e che, pertanto, avrebbe bisogno di cure particolari ma, soprattutto, di molta educazione. Si insegna a sufficienza a rispettarla? La famiglia e la scuola fanno fino in fondo il loro dovere per insegnare l’educazione stradale? Uno dei compiti dell’educazione è proprio quello di insegnare a convivere con l’ambiente, facendolo conoscere, amare, apprezzare e mettendo le persone in condizione di saperlo godere, rispettandolo, usandolo con le dovute maniere. Chi vive spesso sulla strada sa quanto gli esseri umani siano inadempienti, insofferenti e incapaci di rispettare le regole della civile convivenza. Lo sono al punto che se ti permetti di tentare un richiamo educativo corri il rischio di essere mandato al diavolo e se va male potresti essere assalito, aggredito, picchiato o insultato. Oggi è difficile stabilire chi sia realmente la persona che sta al volante o che guida una motocicletta. Non puoi sapere se è drogato, ubriaco, se sta telefonando o se è distratto da centomila altre cose. Sta di fatto che la vita della strada è una gran brutta vita ed è spesso legata a un filo. L’educazione stradale esiste e viene praticata, ma non abbastanza per convincere i cittadini delle loro responsabilità civili e penali. Esiste, ma non ha la forza di farsi amare al punto di godere fino in fondo dei favori della pubblica opinione.