Toccanti le parole della figlia: “Papà, tu che sei stato il faro che ci ha reso visibile la via, la roccia che ci ha dato forza, sono infiniti i sorrisi che vorremmo ricambiarti, come infiniti i messaggi che riceviamo di vicinanza. Ti vediamo con i tuoi pennelli in Paradiso, a rendere cangiante il cielo. Stai vicino a tutti noi, alla mamma: riempila di carezze per l’amore che ti lega a lei. Ti amiamo con un amore che è difficile descrivere a parole”.
– “Un grandissimo abbraccio alla famiglia”. Le parole del parroco don Claudio Maggioni nella chiesa dedicata a san Massimiliano Kolbe, durante le esequie di Piero Cicoli, pittore, ceramista molto amato e apprezzato, hanno reso lo spirito della cerimonia, vissuta intensamente dai tanti presenti che si sono stretti ai familiari nel ricordo. Se ci fosse stato lui, sarebbe stato contento tanto l’affetto e la stima emergevano dalle parole e dai gesti di tutto il mondo artistico varesino, dei suoi allievi del liceo “Frattini”, ormai affermati professionisti, dei soci del cineclub di Induno, di cui lui faceva parte, dei tanti amici. La parola “plasmazione” è stata la più ricorrente nell’omelia, assieme a “ispirazione”: “Noi continuiamo a vedere le mani di Piero nel silenzio della “sua” chiesa che plasmano perché l’idea diventi forma, grazie ad una ispirazione coltivata, custodita, cercata con tutto se stesso. Qui vediamo il frutto della sua ispirazione. Il grande cero suddiviso in tre parti: l’antico testamento con Maria, nuova Eva, il passaggio del Mar Rosso e il battesimo di Gesù, e il Cristo Risorto. E il fonte battesimale all’ingresso con la magnifica colomba luminosa. Piero hai dato una grande mano alla musa dell’arte – ha continuato il parroco -Indomito spirito creativo con una vita ricca di intuizioni, che era alla ricerca del colore in modo quasi ossessivo come la cerva nel Salmo che anela all’acqua, ha respirato ogni profumo della sua terra, imbevuta di Rinascimento”. Piero, varesino ormai da diversi decenni, era nativo di Urbania, paese natale di Bramante ed aveva studiato nel palazzo ducale di Urbino. “Come hai insegnato ai tuoi allievi a tendere verso l’ispirazione finale, che è quella forza irrefrenabile verso il bello, ora tu, sempre alla ricerca di Dio, potrai dire: “Sono nella luce che cercavo”.
Federica Lucchini
– La malattia lo aveva colto in un momento di grande produttività, di gioia artistica. Lo diceva con profonda tristezza, con lo sguardo di chi comprende che le linee del destino sono imperscrutabili.
Il mondo varesino dell’arte è in lutto per la scomparsa di Piero Cicoli, già docente di discipline pittoriche presso il Liceo Frattini, appassionato ceramista e pittore di Urbania, uno degli ultimi fondatori dell’Associazione Liberi Artisti della Provincia di Varese. Oggi (13 aprile) alle ore 14 nella chiesa di san Massimiliano Kolbe, che conserva il suo altorilievo maiolicato policromo per il fonte battesimale e il suo grande Cero pasquale, si svolgeranno le esequie.
Varesino da decenni, non aveva dimenticato il sapore della sua terra marchigiana che diceva di sentire ancora sotto le unghie con quelle sue variazioni cangianti, pronta per essere macerata, filtrata e lavorata nei forni. Aveva studiato alla scuola del Libro di Urbino, con “compagni di strada” d’eccezione – come li definiva – i grandi pittori che avevano reso unico il palazzo ducale e con insegnanti di altissimo livello. Aveva il gusto di fare assaporare la pienezza del colore di cui era maestro e di cui sapeva cogliere e riprodurre le infinite tonalità. Entrare nel suo studio, dove trovavano posto le opere che sarebbero state esposte nelle tante mostre alle quali partecipava, in mezzo a libri, colori, nel disordine creativo unico degli artisti, significava vivere appieno un percorso artistico ricco di creatività e di umanità. “Espressionista” dell’animo umano, sapeva nelle sue opere distribuire le masse in modo sorprendente. “Non chiedetemi che cosa rappresenta – era solito dire – io posso dire che sono partito da quel giallo che mi richiama i campi di grano della mia terra. Poi il viaggio è andato avanti fino a completare la tela. Ognuno poi dà una sua interpretazione”. Quando ricordava il momento in cui da docente si sedeva vicino ai suoi alunni e prendeva loro la matita per insegnare che “il mestiere è al servizio della creatività” aveva uno sguardo che si illuminava. Molti alunni gli sono grati: sarebbero diventati disegnatori di fumetti, art director di giornali e riviste. E poi c’era il Cicoli che amava la compagnia, grande conversatore che sapeva elargire a piene mani il suo sapere, con quella gestualità che accompagnava una parlata fluida e coinvolgente. Non mancavano mai i ricordi, ma lo sguardo era volto al futuro, al prossimo viaggio che avrebbe fatto per aprire la sua casa di campagna nelle Marche. Dopo aver guardato una sua opera terminata con la gioia con cui ci si rende conto che un figlio è cresciuto ed indipendente andrà per il mondo, era pronto a dire: “E ora, quando si farà una tagliata per festeggiare e stare assieme?”.
Federica Lucchini
Piero grazie ancora per la splendida ora che mi hai dedicato alla mostra di Cerro di Laveno .
Un abbraccio pippo