Un candidato sindaco, nato in casa nel marzo 1947, in via Piave, “proprio dietro la Casa del Popolo, dove c’era l’osteria e mio padre, operaio, saldava il conto alla cooperativa ogni quindici giorni, quando riceveva la paga”. Per Emilio Magni, attuale primo cittadino, ricandidarsi significa continuare a manifestare la sua riconoscenza al paese d’origine, luogo che tocca le sue corde ancestrali. Ha viaggiato per il mondo in qualità di ingegnere edile e idraulico, risiede a Gallarate. A Cazzago è sempre tornato a incontrare la mamma, scomparsa recentemente, ma quando cinque anni fa, l’amico di una vita Gianfranco Bianchi gli ha proposto “Vuoi fare qualcosa per il tuo paese? Abbiamo bisogno di un sindaco!”, il ritorno alle origini è stato immediato per ricambiare la ricchezza umana e l’imprinting ricevuti. Tra i capitoli della sua vita, l’immagine di lui che fin da bambino parla cazzaghese, che assieme agli amici saliva di “sfroso” sulle barche dei pescatori per una breve remata, attento al loro arrivo, che usava pezzi di rete abbandonata per pescare e che faceva il bagno nel lago con il sapone, è molto presente. E precede quella dello studente, diplomato geometra, che al Politecnico di Milano vive la stagione del Sessantotto, con l’occupazione della casa dello studente, dove risiedeva e del suo Ateneo. E’ fisso nei ricordi l’orrore dell’eccidio di piazza Fontana, a cui aveva assistito immediatamente dopo la strage. Poi in qualità di tecnico, inviato dalla Provincia di Milano, si apre il capitolo della partecipazione alla ricostruzione dopo il terremoto del Friuli. Pagine ricche che lo vedono lavorare anche come manovale con la moglie nel preparare la malta e nel posizionare le armature di cemento armato assieme agli alpini della Val d’Ossola. Già, i suoi amati alpini: lui lo è stato, come suo padre, e per dimostrare il legame nei loro confronti, è iscritto al gruppo di Capolago. E’ tornato a Gemona durante la ricorrenza del quarantesimo del terremoto dove ha incontrato l’on. Giuseppe Zamberletti, fondatore della Protezione Civile. Da libero professionista, per diversi anni ha trascorso le ferie con gruppi di assistenza internazionale in Angola, in Mozambico, in Tanzania, in Burkina Faso. “So perché gli indigeni scappano -dice- Ho visto le loro terribili condizioni di vita”. Nei ritorni quotidiani a Cazzago, ha vissuto il privilegio di avere la casa molto sorvegliata, essendo, fino a qualche anno fa, dirimpettaio di Giancarlo Giorgetti, sottosegretario del Consiglio dei Ministri. Ricorda le auto del servizio d’ordine che entravano nel suo cortile. Ora è pronto a continuare l’avventura amministrativa per completare l’opera portata avanti in questi ultimi cinque anni con “una squadra unitaria -sottolinea- che presenta un’unica condizione: la voglia di lavorare in modo efficiente per Cazzago”.
Federica Lucchini