E’ con quell’abbraccio stretto stretto a semicerchio della mamma, del papà, del fratello e della sorella di fronte alla bara di Isabel Gianoncelli, a Chiesa ancora vuota, che ieri mattina nella parrocchiale di san Giovanni è iniziato l’estremo saluto alla ragazza. Un rito tutto famigliare, in un raccoglimento intenso, in un colloquio fitto fitto, circondati da un silenzio profondo, loro amico. La bara per la mamma sembrava una culla attorno alla quale sistemare i lumi, i fiori.
“Noi non c’eravamo nel luogo dove hai compiuto il gesto estremo. Avremmo voluto esserci. Ma Lui c’era e ha raccolto il tuo grido e la tua sofferenza e ti ha accolto con un abbraccio”, ha esordito il parroco don Piero Visconti, che ha celebrato il rito con don Andrea Gariboldi di fronte a tanti giovani dell’oratorio di Gavirate. “Isabel, siamo qui con te per rinnovare il patto d’amore con la vita, per addolcire il dolore dei tuoi famigliari con la certezza che ti ritroveranno. Ora ascoltiamo le parole del Cantico dei Cantici, le parole con cui il Signore ti ha accolto come un’amante, nel fiorire della tua vita”. La cerimonia, pur nel composto e profondo dolore, ha avuto la freschezza della gioventù con una gigantografia di Isabel accanto alla bara, con un testo da seguire molto ricco e particolare, in italiano, tedesco e aramaico, la lingua scelta per un canto di meditazione. “L’amore non esiste per renderci felici, ma per dimostrarci quanto sia forte la nostra capacità di sopportare il dolore”. E’ una frase di Hermann Hesse messa in apertura del fascicoletto, tra i pensieri scelti da Isabel. Molti i canti, le parole, estrapolate da “Il piccolo principe” di Saint-Exupéry. Un dialogo intenso tra i fedeli e Isabel che si è svelata nella sua interiorità: “L’essenziale è invisibile agli occhi”, ripeté il piccolo principe”.
“In questa tempesta ci siamo tutti – ha detto don Piero a commento del Vangelo di Marco, scelto per l’occasione – agitati da parole che hanno dimenticato la misericordia, impastati di fragilità. Dobbiamo ritrovare la profondità dello sguardo per vedere bene, tirare fuori le paure che irrigidiscono la vita. Gesù sa cogliere i nostri gridi e stabilire con noi un contatto rassicurante. Al grido di Isabel ha risposto”. “Come una meteora sei arrivata fino a noi e noi distratti dal chiasso in cui la nostra vita scorre non ci siamo accorti di te, della tua bellezza, della tua dolcezza, del tuo silenzio che era una richiesta di aiuto”, ha scritto l’amica Laura.
Isabel si è presentata a tutti nella vesti di chitarrista, con la sua gioia esplosiva. Scorreva il filmato, mentre gli occhi di tutti erano pieni di pianto: in vacanza con i famigliari, gli amici, facendo gesti scherzosi. Felice, di quella gioia esplosiva dei suoi diciassette anni.
Al termine del rito, come all’inizio, i famigliari si sono stretti a semicerchio in una piazza silenziosissima, in un muto colloquio con Isabel. Poi, il semicerchio si è allargato: tutti i ragazzi si sono avvicinati. Quando il carro funebre è partito – perché il corpo di Isabel verrà cremato – in un sagrato irrigidito dal dolore l’unico movimento era quello della mano della mamma che si muoveva in un saluto e in un bacio struggente. Federica Lucchini