Quanta forza in quella apparente solitudine, quanta fede, quanta storia, quanta bellezza in quei gesti a tratti incerti e claudicanti, quanta unione e quanto amore in quella figura vestita di bianco che sale verso la grande basilica per invocare il risveglio divino su un mondo travolto dal virus. In quella straordinaria comunione di fede ci siamo immedesimati, abbiamo posto anche noi, ai piedi del crocifisso, le nostre fragilità, per lasciare al tempo dell’adorazione la volontà di un miracolo che rimetta in moto la bellezza di un mondo di cui l’uomo è umano custode. Custode e non detrattore, animatore e non distruttore, amabile gestore e non irriguardoso spegnitore, testimone di un’eredità da conservare, rafforzare, rinnovare, sull’onda di un impegno concordato in tempi non sospetti tra l’umano e il divino. Nella figura massiccia del papa argentino, in quello sguardo serio, concentrato e visibilmente sofferente, abbiamo riposto la nostra voglia di risurrezione, il desiderio di ristabilire l’unione fraterna con quel cielo di cui, forse, ci eravamo temporaneamente dimenticati per fare spazio ai nostri pensieri sempre troppo umani. Una serata di straordinaria intensità, dominata dal rincuorante silenzio di una fede onnicomprensiva, vera, piena, solenne, ammantata di umanità, capace di riannodare, rinfrancare, restituendo speranza e riflessione. Anche gli spettatori più laici, i più agnostici e i più lontani hanno vissuto insieme il culto della fraternità umana, la volontà di ritrovare un ordine, il desiderio di riattivare una più solida unità culturale dentro la bellissima letteratura della preghiera cristiana. Il coronavirus ci ha avvicinato ancora di più alla forza redentiva di una chiesa in prima linea, sollecitando una fede pellegrina in cerca di Dio. Nella solitudine implorante di Francesco abbiamo intuito il senso più radicale e profondo del male, ma abbiamo anche capito la forza incoraggiante di quei carismi che abbiamo accolto e coltivato nelle nostre case, grazie a genitori, nonni e sacerdoti, fedeli rappresentanti di una cultura cristiana che ha attraversato indenne il corso dei secoli.