C’è nella storia della Chiesa una continuità che la fa apparire unica, capace di non disattendere le attese, anche quando i tempi sono difficili e non scevri da incrostazioni o incertezze. La storia della Chiesa è anche quella dei suoi papi, di quella umana e divina rappresentazione della storia, che riassume i cambiamenti, le attese e le speranze di un popolo alla ricerca di un rapporto più chiaro e diretto con il mondo che lo circonda. Papa Francesco è entrato in punta di piedi in un momento difficile, delicato, in cui due papi insieme avrebbero potuto costituire un punto interrogativo indifendibile e che, in realtà, ha rafforzato il taglio umano di una dimensione divina che alimenta la fede anche quando parrebbe incontrare ostacoli o incrinarsi. Un papa venuto da lontano, abituato alla vita semplice, austera, garante delle virtù evangeliche, gesuita con il nome di san Francesco, forse per far capire meglio quanto la storia della Chiesa sia soprattutto vicenda di santità e di misericordia oltre le condizioni, gli ordini, le strategie.
Un papa che ha saputo cogliere fin dall’inizio del suo pontificato il respiro profondo di un mondo carico di incertezze, paure, cambiamenti epocali, in cui spesso diventava difficile se non impossibile prevedere una via d’uscita. Un papa che ha saputo accogliere e rilanciare l’invito di un santo che raccoglie la poesia della bellezza e della fratellanza. Papa Francesco è un pontefice che ha voluto consolidare l’impegno morale suo e della Chiesa a difesa di una creazione in cui ogni cosa o figura va amata e considerata per quello che è. I passaggi dell’enciclica, Laudato sì, sono straordinari momenti di riflessione sulla nostra identità, sul nostro rapporto con quella creazione spesso vittima spesso di un’umanità irriconoscente. E’ come se all’improvviso il battito d’ali del mondo si materializzasse per ricordare che nulla è proprietà privata e che ogni realtà va amata e testimoniata con la certezza di doverla restituire con lo stesso amore di chi l’ha concessa. Papa Francesco è un papa con il passo pesante, capace di lasciare impronte un po’ ovunque, soprattutto là dove il vuoto apre crepacci e frane d’ogni genere. Si è calato nella corruzione, nella rabbia e nella desolazione del mondo, ha guardato dritto negli occhi dell’uomo, per distribuire senza precedenze o primati. Si è lasciato condurre da pensieri, riflessioni, prediche, omelie, parole, frasi decise, chiare, prive di sottintesi, cercando di scuotere un animo umano contrariato, abbandonato, assonnato, confuso, privato del suo giusto dinamismo. Ha cercato di gettare acqua sul fuoco, di aprire varchi, lasciando intuire nuove vie di accesso, esaltando sempre la forza semplice, coraggiosa e innovativa del Vangelo. Cinque anni di voli, camminate e incontri per affermare la fiera consapevolezza della pace cristiana, animato dalla voglia di vedere un mondo più unito, solidale, capace di dialogare, di parlare, di trovare conforto e amicizia nel rapporto con quel Dio da cui tutto è partito.