Un sorriso aperto e gioioso: è il primo aspetto che colpisce quando padre Volodymyr Misterman, 42 anni, accoglie nella sua nuova casa presso la canonica della chiesa di santa Maria Assunta. C’è tanta curiosità di conoscerlo, dopo aver letto la sua presentazione, scritta dal parroco, don Fabio Giovenzana e distribuita ai fedeli: “E un sacerdote cattolico della chiesa greco-cattolica ucraina che è stato mandato dal suo metropolita Svhatoslav Schevchuk, in accordo con il nostro arcivescovo Mario Delpini, per prendere cura, insieme ad altri tre confratelli, della popolazione ucraina presente nel territorio della nostra arcidiocesi di Milano”. E aggiunge: “Nell’organizzazione del sacerdozio la sua chiesa segue la giurisdizione orientale e perciò prevede sia un sacerdozio celibe che un sacerdozio, uxorato, cioè sposato”. Bella la famiglia di padre Volodymyr: dopo essere entrato in chiesa per ringraziare il Signore del nostro incontro, che gli permette di far conoscere a più persone la sua missione, presenta la famiglia che attende al piano superiore: la moglie Elena di Leopoli e i tre splendidi bambini, Giacobbe, Veronica, Damiano. “E altri due -aggiunge- mi aspettano in Paradiso”. Non c’è una venatura di tristezza nei suoi occhi: “Sono qui con noi”, prosegue. La settimana scorsa è stato ad Assisi per l’incontro annuale del clero ucraino in Italia. La sua cura pastorale è rivolta alla comunità ucraina della zona di Varese e di Meda. Celebra in rito bizantino a Varese nella chiesa di san Martino, tutte le domeniche alle ore 10 e nel santuario del Santo Crocifisso a Meda alle ore 15. Nutrita è questa comunità nella nostra terra, formata da famiglie e da badanti. E’ da due settimane che è in Italia. Già molte ore le ha trascorse in confessione: “Sono persone che hanno bisogno di una figura di riferimento che li capisca, che parli la loro stessa lingua, che sani le loro ferite legate alla lontananza dalla loro famiglia -spiega sempre con il sorriso- Una persona guarita non crea problemi e testimonia la fede in Cristo. Si integra meglio e riprende il lavoro con il sorriso. Mi sento al servizio del popolo italiano. Facciamo parte della cultura europea con le stesse radici cristiane. Sono fiero di far parte della chiesa ambrosiana e felice di concelebrare con don Fabio che sta presentando a tutti la mia missione”. La sua vocazione è legata all’oppressione sovietica della terra natale, a un prete che durante il giorno faceva l’operaio e la notte celebrava clandestinamente nelle case private. “Dalla sua testimonianza profonda – afferma- è nata la mia relazione con il Signore”. Padre Volodymyr era bambino quando l’Ucraina si liberò dal giogo sovietico: ricorda l’entusiasmo e la gente che metteva una croce di legno sopra un tavolo perché si potesse celebrare. Dopo il seminario si è laureato in psicologia, ha avuto un dottorato a Roma, in teologia morale all’Accademia Alfonsiniana. La famiglia della moglie ha vissuto il terrore sovietico con l’esilio in Siberia “dove – spiega la suocera Alessia- i miei genitori si sono salvati grazie alla generosità degli abitanti che davano loro il cibo”.
Federica Lucchini
Padre Volodymyr Misterman si presenta durante la S. Messa a S. Andrea di Cocquio Trevisago
il 19-9-2021