L’intervista al cardinal Re di Felice Magnani. È uscita sabato 12 febbraio 2011.
Pace e amore al Sacro Monte di Varese
“Ricordiamo il passato per ricostruire il futuro” Con queste parole ha debuttato Don Carlo Gnocchi, l’eroico cappellano militare protagonista dell’ultima resistenza di Nikolaiewka e fondatore dell’Opera per Orfani e Mutilati di Guerra. Il Cardinale Giovanni Battista Re, Prefetto emerito della Congregazione dei Vescovi, ha sottolineato con forza un passaggio della camminata al Sacro Monte di Varese, nel Santuario di Santa Maria del Monte, alla presenza di un folto numero di alpini, militari delle diverse armi, enti e associazioni, corpi dello Stato e autorità civili, per ricordare la battaglia di Nikolaiewka e Don Carlo Gnocchi, cappellano militare protagonista di una delle pagine più cruente dell’ultima guerra, sul fronte russo. “Quella battaglia bisognava vincerla – ha detto il Cardinale Giovanni Battista Re – per permettere ai nostri alpini di ‘guadagnarsi la strada’, come lo definì Don Gnocchi, riferendosi a soldati armati solo allo stremo, di poter far ritorno a casa.” Nella sua lunga ricostruzione storica degli eventi, il Cardinale Re ha sottolineato l’eroismo dei nostri battaglioni alpini della Cuneense, della Julia e della Tridentina, alla quale ultimamente si unirono anche i restanti soldati, arrivati stremati alla vittoria. “E così ricordato tutti i cappellani militari – ha detto Re – monsignor Chiavarini di Torino, monsignor Dal Monte e monsignor Edoardo Roetti. Questi uomini hanno saputo vivere il Vangelo nella tragedia della guerra.”Ma il pensiero del Cardinale ha voluto anche ricordare il martirio dei tanti giovani soldati della Russia e di altre nazioni. “La guerra è una tragedia – ha affermato – che spesso si porta via un’intera generazione. Ma in quella tragedia bisogna trovare il senso della pace, dell’amore, della solidarietà e della riconciliazione. È proprio questo il messaggio che ci è stato portato in una giornata vissuta qui al Sacro Monte di Varese.”Parlando di Don Gnocchi, il Cardinale Giovanni Battista Re ha voluto ricordare due episodi che sono stati determinanti nella vita futura del cappellano militare, uno legato ad un giuramento e l’altro ad un consiglio: “Il giuramento lo fece quando a lui – una volta tornato a casa – rimase impresso il desiderio di sostenere gli orfani e i mutilati. L’episodio fu con un gruppo di soldati rientrati dalla Russia e dalla tragedia del fronte sovietico. Alcuni di loro rimasero per sempre con gli occhi sul ghiaccio. Don Carlo Gnocchi raccolse le ultime parole di uno di quei ragazzi e promise di prendersi cura degli orfani e dei mutilatini. Quando Don Carlo ripeteva “Diamoci da fare!”, chiedeva di aiutare.” Il Cardinale ha poi fatto riferimento al grande amore di Don Carlo, riassunto nel bellissimo ed eloquente “Diamoci da fare!”. È così, infatti, che il padre degli orfani e dei mutilatini chiese aiuto a tutti. Si rivolse ai laici, alle autorità civili e politiche, a De Gasperi, ai sindaci, ai prefetti e a quella schiera di industriali che iniziava proprio allora l’ascesa imprenditoriale. Nel cuore di Don Gnocchi c’era un grande amore – ha affermato sua Eminenza – e il messaggio è Amore! L’amore ha bisogno di umanità, di fermezza e di verità, proprio come affermava Paolo VI, quando parlava della civiltà dell’amore. L’amore deve essere il criterio ispiratore per una società sempre più forte e coesa. La vita si costruisce con la verità e con la carità, senza paura, senza arroganza e senza odio. Nel cuore della cerimonia sono intervenuti anche Don Luigi Stucchi, vescovo ausiliare emerito di Milano, monsignor Angelo Gornati, vicario episcopale della Zona Pastorale di Varese, il presidente dell’Associazione Nazionale Alpini, Gerardo Peroni, il generale Marcello Cardona, il sindaco Attilio Fontana, cappellani militari, gli Alpini della Sezione di Varese, i vessilli delle Sezioni di Como, Luino e Varese, con il labaro dell’Associazione Caduti in terra di Russia, Gagliardetti, rappresentanti delle Forze Armate e dei Corpi dello Stato. Un momento intenso ha accompagnato l’ascesa al Santuario in segno di grande solidarietà e fratellanza.
Chi è il Cardinale Giovanni Battista Re
Nato a Borno il 30 gennaio 1934. Ha studiato alla Pontificia Università Gregoriana, laureandosi in Diritto Canonico nel 1960. Docente al Seminario di Brescia, è stato nominato alla Segreteria di Stato nel 1963. Nominato vescovo nel 1987, ha ricevuto l’ordinazione episcopale il 7 novembre 1987 e lo stesso Giovanni Paolo II lo elevò al rango di Cardinale nel Concistoro del 21 febbraio 2001.
Quattro parole col Cardinale prima della salita al Santuario
Eminenza, salire il Sacro Monte di Varese con gli alpini, ricordando Nikolaiewka e Don Carlo Gnocchi, può già essere una risposta concreta all’insegnamento del nostro tempo?
Certamente è un buon esempio, che può essere anche di incoraggiamento per affrontare le sfide del nostro tempo.
Non crede che la parola “sacralità” sia stata un pochino emarginata?
Sì, è vero. Ma il messaggio di Dio, avendo radici profonde, ritorna sempre con la sua bellezza e con il suo insegnamento. Il mondo cambia, ma Dio rimane.
Perché la guerra, Eminenza?
Spesso è il frutto dell’egoismo. Le guerre nascono da interessi e da divisioni. Poi c’è sempre chi le subisce. È importante pregare per il loro superamento e aiutare il cuore dell’uomo a ritrovare il senso della vita e la dimensione verticale della vita.
Eminenza, non pensa che la storia che si studia sui libri di testo sia un po’ lontana dai valori veri che l’hanno determinata?
Il popolo cristiano è un popolo religioso, le radici dell’Italia sono radici cristiane. Hanno contribuito a creare l’unità d’Italia e a far crescere il nostro Paese. Non si deve mai dimenticare. I valori veri non si studiano solo sui libri, ma si trasmettono col cuore. Per questo è importante la famiglia, che è la vera scuola della vita.
Un ricordo di monsignor Tarcisio Pigionatti, cappellano militare varesino?
Un grande cappellano militare. Non ho avuto occasione di conoscerlo, ma ne ho sentito parlare come di un uomo di Dio, come di un sacerdote profondamente sacerdote.
Felice Magnani
Attualmente, il cardinale Giovanni Battista Re è il Decano del Collegio Cardinalizio, incarico che ricopre dal 2020 e che Papa Francesco ha prorogato nel gennaio 2025. Nonostante i suoi 91 anni, Re ha un ruolo centrale nella Chiesa cattolica, presiedendo le congregazioni generali dei cardinali e guidando la transizione tra pontificati. Nato a Borno nel 1934, è una figura di riferimento per la sua lunga esperienza nella Curia romana e nella diplomazia vaticana.