Il messaggio di pace e amore, all’insegna dell’ulivo, ieri, durante la festa di sant’Imerio, organizzata dalla parrocchia di san Michele Arcangelo e dall’Associazione Olivicoltori dell’olio di sant’Imerio, è stato il comune denominatore di momenti intensi e coinvolgenti. Ce n’è stato uno in particolare, svoltosi all’interno della chiesetta, nuovo rispetto alle precedenti edizioni, che ha rappresentato un pezzo di bravura, all’insegna dell’approfondimento della vita del santo: un breve testo teatrale, recitato da Andrea Minidio e Michele Todisco della Coopuf Teatro, scuola Anna Bonomi, di fronte al vescovo Giovanni Giudici, al prevosto monsignor Luigi Panighetti, a don Enrico De Capitani, al sindaco Davide Galimberti, tra i labari del Gruppo Marinai, dell’Associazione Arma Aeronautica, dell’Unitalsi, le insegne del circolo di Bosto e la Società Sportiva “Pgs Folgore Bosto”.
“Io sentivo il dovere di riconoscere la forza di Imerio e sentivo il dovere di dirgli che mi aveva abbattuto”: così ha affermato il Rosso, colui che ha ucciso il santo, interpretato da Minidio, nella rievocazione di “quell’estasi di terrore” che gli aveva procurato molta rabbia. Quel giovane forte e bello, assieme al compagno Gemolo, muniti di spada, invece di combattere lui, bandito per vocazione, gli chiedeva di rendere quello che gli aveva rubato, in nome di Dio. “Chi è questo Dio – si è chiesto il Rosso – che dava loro quella forza?”.
L’altro momento che ha costituito una variante rispetto alle altre edizioni della festa è stata la mostra, allestita con passione dal gruppo coordinato da Maurizio Toja, che ha ripercorso la scoperta della tomba del santo, di cui quest’anno ricorre il novantesimo, a 20 cm di profondità, grazie allo scavo dell’operaio Onorato Besozzi, accanto all’ingresso della chiesetta: “Le campane della chiesa suonarono a distesa per molto tempo annunciando il tanto atteso e ormai insperato rinvenimento”, era scritto sul nostro quotidiano. Tante le curiosità raccolte nelle testimonianze, senza dimenticare l’arte rappresentata dai quadri, raffiguranti ulivi, dipinti da don Pietro Giola, iniziatore del progetto della coltivazione e raccolta delle olive per solidarietà.
Il gran finale, che ha rappresentato il significato della festa, si è svolto con la benedizione delle bottiglie di olio sul sagrato della chiesetta, da parte del vescovo Giudici prima che la processione partisse in direzione della chiesa parrocchiale per la messa solenne. Sono 210 dieci le bottiglie prodotte grazie al lavoro degli infaticabili olivicoltori e tanti i biscotti prodotti dalle volontarie con l’immagine della chiesetta: il ricavato andrà a favore di 2000 pasti per gli alunni di una scuola materna, costruita in Uganda a seguito dell’impegno degli olivicoltori.
Federica Lucchini