Quel giorno di maggio del 1945, a Dresda, poco lontano da quello che era stato un campo di prigionia, arrivò un carro armato sovietico. Si fermò e dalla torretta uscì un giovane soldato che si mise a suonare la fisarmonica. Per Olindo Cardani, lavenese, classe 1926, fu un attimo; con un balzo salì, afferrò lo strumento musicale e con quella passione che lo contraddistingue ancora oggi, si esibì davanti ai compagni e ai russi. Ancora oggi ricorda con un sorriso festoso quel momento che ha siglato la gioia per l’avvenuta libertà e ha costituito un palcoscenico unico fra i tanti che costellano la sua vita. Fin da ragazzino che è emerso il suo talento musicale, stimolato da papà Angelo: 80 anni con la fisarmonica. Eppure gli esordi furono con il violino, subito interrotti a causa della partenza per il militare del suo insegnante Silvio Romerio. Così iniziò la sua nuova avventura, dapprima con Cesare Castellani che gli insegnò la tecnica della tastiera poi con Nino Angeretti, valente fisarmonicista di Cazzago Brabbia, che gli trasmise la tecnica specifica. Ogni domenica, in bicicletta raggiungeva il paese lacustre: erano 22 km da percorrere, fino a Gavirate asfaltati, poi in terra battuta. Le gomme qualche volta si sono bucate e il ritorno è stato a piedi con la fisarmonica tra le braccia. E venne il giorno del suo diciottesimo compleanno che corrispose all’inizio della leva obbligatoria della Repubblica di Salò. Scappò a Cossogno, dall’altra parte del lago Maggiore presso parenti, ma fu in una grotta presso il paesino di Ungiasca che venne catturato dai nazifascisti, sicuramente a causa di un delatore. Viaggio sul carro bestiame, fino in Bassa Sassonia dove venne occupato in una ditta di camion militari, poi a Dresda per lavorare agli scavi di un grosso acquedotto. Visse lo spaventoso bombardamento angloamericano, per sua fortuna da fuori città. “Là, invece, gli abitanti non avevano rifugio, scapparono in cantina, le case crollavano e tanti rimasero vivi sotto per lungo tempo, senza possibilità di scampo”. E’ l’unica frase che gli incupisce il viso, poi riprende la gioia per parlare del ritorno a casa. Appena si entra nel suo soggiorno è in bella mostra la fisarmonica, regalatagli dal papà: particolare, rivestita in madreperla. “E non si è nemmeno ingiallita”. Accanto, l’angolo preferito dove ogni giorno suona per tenersi in allenamento. Fa parte del gruppo “Opera omnia”. La sua attività musicale è stata intensissima in diversi gruppi con musiche ballabili e con musica d’ascolto nel canton Ticino, a Intra, in diversi concorsi. Appena rientrato dal lavoro quotidiano presso la ceramica, lo attendeva la lezione ai ragazzi che volevano seguire le sue orme. Direttore del coro “Arnica”, per dieci anni con gli amici ha suonato gratuitamente per la casa di riposo Menotti Bassani. La sua – e questo ci tiene a sottolinearlo- è musica suonata dal vivo, senza usare basi preregistrate, come spesso avviene da tempo. E’ purezza, passione, competenza.
Federica Lucchini