I CENTO ANNI DEL LEONE DELLE FIANDRE
di felice magnani
Fiorenzo Magni, il terzo uomo dietro Coppi e Bartali, oggi ne avrebbe compiuti cento. Chi non lo ricorda? Chi può dimenticare quel giovane aitante, statuario, lapidario, deciso, animato di pura favella toscana, che mieteva vittorie in un mondo, quello del ciclismo, dominato da due italiani che hanno monopolizzato la storia? Fiorenzo lo abbiamo amato per quella sua fierezza sportiva, per quel suo orgoglio italico, per quella sua indomita volontà gettata sul campo per dimostrare che vincere si può anche quando sembra umanamente impossibile, basta saper muovere le pedine giuste, quelle che vivono nella certezza che tutto può essere raggiunto con la forza di volontà e con un grande coraggio. Vincere tre Giri d’Italia, tre Giri delle Fiandre consecutivi, indossare la maglia gialla al Tour, sfiorare la vittoria al Campionato del Mondo, vincere tre titoli italiani e tre Giri del Piemonte, esaltare per ben tre volte il Trofeo Baracchi, indossare per ventiquattro giorni consecutivi la maglia rosa è solo la prima parte di una carriera che lo ha visto approdare e condurre con grande maestria il mondo del ciclismo nella sua vita successiva, prima come direttore sportivo, poi come CT della Nazionale, sua anche l’idea di costruire quello straordinario Museo del Ciclista che domina la vetta del Ghisallo. Per noi ragazzini dell’epoca è stato un mito e spesso le sue figurine in maglia rosa, da incollare all’album, avevano la precedenza su tutti e su tutto. La sua tenacia ci aveva conquistato, la sua capacità di osare dimostrava che nulla era impossibile e che la forza di un carattere consisteva nel saper combattere con passione, amore e intelligenza le battaglie della vita, senza lasciarsi condizionare dalle difficoltà. Per gli appassionati del ciclismo e dello sport in generale, Fiorenzo Magni resta un mito da associare a chi, insieme a lui, ha fatto battere i cuori a milioni di italiani, dimostrando che lo sport è forse la via più viva ed emozionante per cambiare il volto di un mondo spesso preda di mille frustrazioni.