Curiosità
Sotto il “ciapin”, una crocifissione. Era stata una sorpresa l’11 novembre 1993, quando alla presenza del dott. Germano Mulazzano della Soprintendenza alle Belle Arti di Milano venne rimossa dall’altare della chiesa del Cerro la tela, dagli abitanti denominata con il nome dialettale del diavolo che accompagna la figura di san Bernardo: apparve un affresco, di cui nessuno sapeva nulla, raffigurante Cristo in croce. Ai suoi piedi due figure di cui purtroppo non si vedevano i visi, essendo stati tolti per ricavare due nicchie contenenti reliquie di alcune sante, quando venne ampliato il piccolo edificio sacro, benedetto il 17 agosto 1689. Sullo sfondo la città di Gerusalemme che ricorda i paesaggi giotteschi. Fu una gioia per l’allora parroco, don Giuseppe Tavecchia, per gli abitanti e i tanti villeggianti che avevano voluto effettuare opere di manutenzione straordinaria nel piccolo edificio avviato alla decadenza. Le restauratrici Rossella Bernasconi e Barbara Carcano lavorarono intensamente per valorizzare le parti originali e l’affresco di autore ignoto, risalente alla fine 1400/inizio 1500, mise in risalto il viso di Cristo di buona fattura nella drammaticità del momento, e anche i chiodi con la conseguente fuoriuscita di sangue. Le due figure laterali, che, secondo la narrazione evangelica rimasero ai piedi della croce, sono la Madonna e san Giovanni evangelista, che presentano una linea morbida e avvolgente.
Chi, dunque, gradisce visitare questo edificio, subito evidente con il campanile risalente al 1777 appena si termina la salita che dalla frazione di Caldana conduce a questo piccolo borgo alle falde del Campo dei Fiori, sappia che non resterà deluso. E’ sinonimo di grazia, cura e bellezza. Tanti altri particolari, come la presenza del sole, simbolo di luce e la luna di ombra, nella parte superiore dell’affresco, attirano l’attenzione. Quanto alla tela del “ciapin”, spostata su una parete dopo il restauro, anch’essa si rivela di particolare interesse con la figura di san Bernardo che tiene incatenato il diavolo dal viso fortemente caratterizzato, sant’Antonio abate che con la mano destra indica l’Annunciazione, mentre la sinistra la tiene appoggiata al bastone a forma di tau. Al posto del maiale, suo segno distintivo, un cinghiale, animale frequente sul Campo dei Fiori. Merita una visita anche l’abitato, raccolto attorno alla via principale che assume un tracciato quadrangolare: offre un patrimonio di edifici rustici che conservano inalterati superbi squarci dell’antica arte costruttiva dei contadini.
Federica Lucchini