“Se vuoi sperimentare Dio, allora devi incontrare la Chicchi”. Lo afferma un’insegnante di inglese in America, affetta da una malattia neurodegenerativa. Chicchi è Cristina Maracci, gaviratese, ingegnere che ricopriva un ruolo di grande responsabilità alla Whirlpool, prima di essere colpita nel 2011 dalla Sla, sclerosi laterale amitrofica, la quale ora gli consente come unico movimento solo un battito di palpebra. Ma parlare solo di lei è incompleto: per dare la dimensione di come questa esperienza abbia stravolto la sua vita nell’ottica della fede, bisogna parlare al plurale, cioé anche del marito, Guglielmo Bianco, geometra gaviratese, un legame inscindibile il loro: “L’amore delle persone care e di mio marito -dice lei- che alla mia affermazione: “La malattia mi sta prendendo tutta!” mi risponde: “No, non ha ancora preso me e, visto che con il matrimonio sono una cosa sola, non ci ha preso!”, mi spinge ad andare avanti con forza e piena di speranza contro tutti i “basta”! Basta alla fatica, basta al dolore. Ma chi sono io per dire questi “basta”?”. “Il libro “Innamorati della vita” di Massimo Pandolfi, giornalista e scrittore, che, tramite la casa editrice “Ares” ha voluto contrassegnare il decimo anno del club da lui presieduto, denominato “L’inguaribile voglia di vivere”, presenta la storia di dieci persone sparse per l’Italia, la cui esperienza, nonostante la malattia grave, dimostra che la vita ha sempre un senso. “Mettete l’accento dove volete -dice l’autore- e leggetelo come preferite questo libro: “Innamoràti della vita” sono i nostri testimoni che, malgrado la malattia e la disabilità, vivono e provano a vivere al cento per cento la realtà che il mistero ha messo loro di fronte. “Innamòrati della vita” è invece l’invito, delicato, che vogliamo proporre a chi non ce la fa, a chi non accetta la malattia”. Leggendo il capitolo ottavo “Chicci&Guly -uniti si vince” il dato che colpisce è la partecipazione costruttiva di una comunità che rende loro possibile esperienze che in altro modo sarebbero inimmaginabili. “Certo che faccio fatica, non mi vergogno a dirlo -evidenzia lui- E ho bisogno d’aiuto. Il bello che ho trovato un mare d’aiuto attorno a noi. C’è gente che si fa in quattro per aiutarci ad andare avanti”. Come gli amici e i famigliari che l’hanno spinta su una scalinata di più di cento gradini, fino a un monastero della Val di Non o alla maratona di Milano, dove era accompagnata da una moltitudine, in cui Comunione e Liberazione era uno dei nuclei centrali. “Nei giorni caldi dei dibattiti nei quali si vorrebbe decide con una legge se far vivere o morire una persona -continua Guly- noi abbiamo avuto un paese, un intero paese, che si è offerto do organizzare un pranzo per raccogliere fondi per la ricerca e passare una giornata con Cristina”. Ci sono poi quelle 17 volontarie che si alternano due volte la settimana con sessioni fra i 50 e i 70 minuti nel sostenere Cristina in acqua, mentre si immerge nella piscina, costruita appositamente da Guly: nell’acqua calda lei, stimolata, riesce a muovere gli arti. “Sono amiche, mamme, nonne, insegnanti, infermiere, segretarie -scrive Pandolfi- Tutte vanno gratuitamente, istruite da un fisiatra e da un fisioterapista, anche loro amici di famiglia. Sono l’avanguardia del famosa popolo di Chicchi&Guly”. “Il mio valore non sta in quello che posso fare -scrive lei tramite un comunicatore- ma è nel fatto che esisto, esisto proprio come sono ora, in queste cattive condizioni di salute, amata da mio marito, dai nostri stupendi genitori, fratelli, sorelle, parenti e amici”. “Abbiamo scelto di uscire in libreria il 14 febbraio -sottolinea l’autore- I nostri testimonial sono innamoràti ddela vita”.
Federica Lucchini