C’è una nota di grande tenerezza, rappresentata da una dedica scritta a mano, “a Frida”, che non può non essere messa in evidenza, mentre si presenta l’ultimo libro di Silvano Colombo & Fausto Bonoldi “Nobiltà del territorio varesino”, edito da Pietro Macchione. E’ il nome della nipotina del primo autore, a cui il nonno ha dedicato il racconto del capitolo “Delle nobiltà artistiche del territorio varesino” mentre Bonoldi ha completato il percorso con la preistoria e l’architettura della Varese del Ventennio. E’ la chiave per comprendere lo spirito che pervade questa “antologia”, che rappresenta la “summa” delle tante guide scritte precedentemente da Colombo, con foto di amici di 50/60 anni fa: non la totalità dei luoghi più rappresentativi del nostro territorio, ma una scelta di siti amati, di cui lo studioso ha colto i più profondi palpiti. Una strada innovativa, intrapresa con il cuore: il dato storico si coniuga con la passione che permette al lettore di sentire sulla pelle le segrete atmosfere, di divenire lui il contadino medievale meravigliato di scoprire che il trifoglio, che lui sega per dare da mangiare alle mucche, richiama il concetto di Trinità, riprodotto nella pianta di Santa Maria Foris Portas a Castelseprio. E’ un libro di presenze “innominate”, questo, e di presenze che hanno fatto la storia del nostro territorio. Il lettore non è solo con la guida che illustra il luogo: ha vicino chi ha fatto la fatica di costruire e nel contempo di ricercare il materiale più adeguato in nome di una fede che diventa ragione di vita. Tocca nel profondo il capitolo “Il popolo costruisce le sue chiese”. Si vedono lavorare tutti i contadini gli artigiani, i boscaioli, i falegnami, i pescatori e soprattutto i maister, i maestri di muro, mentre edificano santa Maria di Campagna a Ligurno-Cantello: “Attingevano a una montagna di ciottoli di fiume che avevano trasportato sul luogo prescelto e con della tenacissima malta candida mettevano assieme le murature, lavorando uno di fronte all’altro, in piedi, dentro e fuori lo spazio definito della chiesa”. Trabocca umanità la descrizione del “Viaggio a Betlemme” in Santa Maria Foris Portas dalla viva voce del contadino: “Quando vedo San Giuseppe già avanti negli anni che cammina appoggiandosi sul bastone, penso al mio vecchio rimasto a casa perché ormai ha lavorato troppo la terra. Poi quando vedo con quale sguardo Maria lo tiene d’occhio, pensando più al suo sposo che al figlio che ha in grembo, non riesco a non commuovermi”. E’ un racconto felice e noi ne beneficiamo. Questi, presentati, sono solo assaggi.
La passione e la precisione di Fausto Bonoldi ci conducono per mano a scoprire la ricchezza della nostra preistoria e dell’epoca romana e ci portano alla scoperta di una Varese mille volte vista, ma difficilmente considerata nella sua dimensione storica: la Varese tra le due guerre, il cui centro storico fu ridisegnato dal punto di vista architettonico in chiave novecentesca, fedele al credo razionalista. E’ un viaggio ricco, in un percorso da noi conosciuto. Chi non frequenta piazza Monte Grappa? Chi non ha visto il palazzo delle Poste? L’autore ci dà la visione d’insieme grazie anche alle foto scattate da lui stesso e fa emergere i dettagli, offrendoci l’opportunità di conoscere un nuovo capitolo della nostra storia. Il capitolo finale -l’elenco dei 57 fra musei e raccolte di memorie, stilato da Bonoldi- determina il titolo del libro. Perché, dunque, “Nobiltà”? Risponde Colombo: “A Varese e nella sua provincia la cultura vanta una ben articolata presenza”. E per inaugurare “questo cammino di rinascita”, come lo definisce Macchione, la guida, impaginata da Elisa Saporiti, presenta particolari originali. Non capita spesso di vedere un indice del libro che nella sua disposizione ricalca la forma del Monte Rosa. E allora? E allora, siamo tutti Frida.
Federica Lucchini
Probabilmente al teatro Soms di Caldana la presentazione dell’ultimo libro di Silvano Colombo & Fausto Bonoldi “Nobiltà del territorio varesino”, edito da Pietro Macchione.