E’ grazie alla 47° giornata mondiale della comunicazione sociale, che domenica scorsa abbiamo vissuto, che ricordo in particolare gli amici angeresi. Il mio pensiero si è arricchito del ricordo del bell’impegno che avevo avuto la possibilità di vivere con voi ad Angera: la stampa del bollettino parrocchiale. Certo quelle pagine stampate dalla “tipografia dell’oratorio” non sempre erano all’altezza di una vera tipografia, ma la corresponsabilità per preparare quello strumento la sento ancora viva e ricca del piacere della corresponsabilità. C’era in quella esperienza, già viva e presente in Angera da tempo, tanta passione nel comunicare con “le nostre mani” a partire dagli articolisti, dai redattori (in particolare il caro don Rino), dai giovani del centro stampa, dagli impaginatori dei fogli, dai fotografie e infine dai distributori del bollettino. Quante persone, grazie a questo “strumento”, vivevano una grande corresponsabilità di servizio. E il “cammino” di una comunità era servito alla “tavola familiare” degli angeresi. Ogni mese “questo lavorare insieme” entrava nelle varie famiglie. Anche oggi ritengo che Il comunicare arricchisce e insegna a progettare. Qui da me a Makalondi il “comunicare” vive della sua freschezza originaria legato alla bella abitudine del “passa parola” che mi sembra attualmente il più fattibile. Certamente ha i suoi “rischi” perché le notizie, le considerazioni si arricchiscono via via, strada facendo, della interpretazione e del sentire individuale pur diffondendosi con inverosimile rapidità. Comunque questo tipo di corresponsabilità gioca anche qui un suo ruolo che gli permette d’essere un “frutto gustato” pur nel limite, secondo me, di una ancora evidente “centralizzazione” che rischia di limitare “il fuoco della missione” che, proprio qui, dovrebbe essere la fucina della vita ecclesiale. Mah! Le tradizioni pesano ancora tantissimo sul vivere una scelta di corresponsabilità che la Parola fin da principio ha donato a ciascuno. Tra qualche giorno celebreremo la festa della “Pentecoste”, il dono dello Spirito Santo in cui la Chiesa, in tutti i suoi membri, può continuare a riscoprire la ricchezza del “mandato missionario” per tutti, senza gerarchie di dignità, per un servizio nella comunione alla Buona Novella in particolare per i più poveri. Teniamoci stretti nella preghiera e nella corresponsabilità esorcizzando ogni tentativo d’appiattimento rispetto alla missione che Gesù ci ha donato insegnandoci il: “Padre nostro …”. Con affetto don Hervé in una salute che non è più di “ferro”, ma neanche da buttare.