Il tema della modernità della poesia ha sempre tenuto banco così nelle accese discussioni del mondo intellettuale come in quelle forse meno profonde della visione popolare, sempre attenta, però, a cogliere l’umore in tutto ciò che riguarda l’uomo, la sua natura, la sua vocazione e in quell’ancestrale rapporto che collega il comparto delle emozioni con quel mondo in cui la natura umana si colloca e si definisce, non senza problemi di ordine sociale, morale, religioso e culturale. In molti casi la poesia è ancora vista come entità fine a se stessa, come espressione di un piacere individuale, di cui il poeta si compiace, quasi si trattasse di una forma di esoterismo narcisistico, realizzato da chi prende sistematicamente le distanze da un mondo che non convince, che non è più in grado di soddisfare l’idea di un efficiente positivismo. Nell’epoca delle sofisticate tecnologie, di una telematica coinvolgente, dove l’intelligenza sembra libera di sviluppare espansioni intellettuali d’inaudita ampiezza, l’uomo vive la dicotomia di un mondo che all’improvviso si sveglia e ci mette di fronte a insormontabili muri, contro i quali si frantuma l’onnipotenza, richiamando la condizione umana a più ragionevoli attenzioni e rinunce. Nel dramma la poesia rialza il capo, si risveglia, richiama la natura umana a più ampie, colte e pacate considerazioni, fuori dai contesti e dalle illusioni scientifiche e tecnologiche, riconvertendo il potere di una bellezza che s’incarna nella parola, nell’immagine, nella riflessione, nella musica, nell’arte, nella scienza, nella religione, nella politica, nella voglia di essere parte di uno straordinario rinnovamento interiore. Forse la poesia non è mai stata presa sul serio, non ha mai goduto di molta stima, è stata sottovalutata, quasi si trattasse di un sottoprodotto della vita sociale e culturale, non ha mai ottenuto il primo piano della vita intellettuale, se non in circostanze particolari, quando assumeva l’onere di difendere l’onore e il merito, quando insegnava la raffinatezza di un pensiero, diventando educatrice di uomini e donne capaci di sollecitare quel mondo ideale senza il quale la materia si consuma in arido immobilismo. E’ strano come lo sia al punto che nel momento del suo massimo tracollo, l’umanità cerca di riconsegnare alla parola il suo karma, abbozzando anche solo l’idea che qualcosa di più appetibile esista e che possa davvero riconsegnare un filo di speranza a un mondo privato della sua sostanza morale. A volte basta poco per cambiare il nostro modo di essere e di pensare, basta un agente patogeno arrivato da chissà dove per dimostrare che la condizione umana sia terribilmente umana e che da sola, senza uno spirito guida illuminante, senza una visione interiore ampia e cosciente, resti preda di un meccanicismo a cui riesce difficile corrispondere con risposte certe. E’ proprio in questi casi che la natura rientra in se stessa, si osserva e si studia, si pone domande, cerca una via d’uscita per ricominciare un cammino che raccolga pezzi abbandonati di qualcosa che avrebbe dovuto essere, ma che non è stato. Ripartire dopo che ci si era illusi di aver tagliato definitivamente il traguardo non è assolutamente facile, significa infatti dover ridefinire e riabilitare tutto ciò che avevamo configurato, immaginando che la vita fosse solo quella che era in nostro possesso e che, all’infuori, non potesse essercene una strutturata con modalità radicalmente opposte. Qual è il valore umano della poesia? Forse quello di farci capire che il centro dell’universo è pur sempre l’uomo con le sue paure, le sue aspirazioni, la sua voglia di partecipare, di vivere, di animare, l’uomo con i suoi limiti, il suo orgoglio, la sua rabbia, la sua intelligenza, il suo innato desiderio di aprirsi, creando un circuito di valori e di affetti a cui appellarsi proprio mentre i muri opprimono, tentando di cancellare i piani nobili dell’amore. Nella poesia il pensiero riscopre la propria essenza, s’invola leggero verso quegli spazi occulti della natura umana che si aprono, offrendo spazi rigenerativi di aristocratica leggerezza. Nella poesia convive la speranza di chi non è mai solo individuo, ma somma di idealità e aspirazioni capaci di rendere più umano e leggero il sentire e l’amare. La poesia è solennità di toni e pensieri che convertono la disarmonia esistenziale in amabile concertazione, forgiata dalla cosciente spiritualità di chi ama riunire la visione con la sagacità espressiva del suono. Nella poesia vibra il gioco dell’amore, un amore ripulito dalle scorie dell’egoismo, che si dà senza pretendere, che conferma la sua energia, la sua volontà, il suo desiderio di essere servizio, lasciando nell’animo la dolce armonia di un parto. Nel momento del dramma esistenziale, l’aspirazione si fa soprattutto ricerca, condivisione fraterna e così la poesia diventa nuovo modello di vita. Nulla viene lasciato al caso. L’umanità scopre se stessa, si converte, si riabilita, ritrova l’arte, la bellezza, l’orgoglio di essere poesia della vita, desiderio di dimostrare quanto la testimonianza dei cuori conti nella storia di un popolo che riconosce nella propria gente la forza vera e profonda dell’ amore. Nella poesia ci sono il cuore e l’anima, c’è la storia dei sentimenti e quella delle emozioni, c’è il momento storico, la voglia di ricominciare a volare quando si è costretti a fare i conti con i limiti di una libertà che non è sempre quella che ci hanno raccontato e di cui abbiamo spesso abusato. Il poeta resta un agguerrito e fine suggeritore di ricchezza interiore, un fine raccoglitore di nuova umanità e di pensiero, un solerte fabulatore di suoni e musicalità, un generatore di nuova speranza. E’ grazie alla forza persuasiva del poeta che si rianima lo spirito del mondo, è grazie alla leggera sollecitazione del verso che lo spirito si riaccende, fornendo alla natura quell’intensità che permette di coglierne la bellezza, anche là, dove il dramma decide di distruggere e di annientare. Nella poesia c’è racchiuso il segreto della vita, la generosa energia di un mondo che soffre e si ammala per ricominciare, per dimostrare quanto sia davvero importante fermarsi, riflettere, capire, come ci ha insegnato il padre della nostra letteratura, nel suo cammino di redenzione politica, sociale, morale e culturale. In questi momenti di lotta e di sofferenza il messaggio dantesco si unisce alla vocazione esistenziale di uomini e donne e giovani e vecchi che onorano con l’impegno e il sacrificio l’immenso valore della vita umana. E’ in questi momenti che la poesia s’impegna nella catarsi della trasfigurazione, ricordando che la bellezza è un valore capace di rigenerare e ridefinire, rimettendo in gioco la voglia di vivere, il desiderio di riconfermare il preziosissimo dono della vita.