Con Marco Pantani un paese ha gioito, esultato, ha espresso tutta la propria vocazione sportiva e la propria italianità. Sono stati momenti unici quelli vissuti insieme al “pirata”, momenti in cui anche gli anziani, gli ammalati, i vecchi delle case di riposo, i vagabondi , i poveri e i ricchi, i giovani e gli adulti si sono quasi improvvisamente accorti di amare il ciclismo, secondo un normalissimo processo di identificazione personale, attraverso il quale ristabilire un equilibrio con le sorprese esistenziali, quelle che in un batter d’occhio ti fanno capire che anche a te è concesso di essere parte di un sogno. Oggi il “pirata” avrebbe compiuto cinquant’anni. Cosa avrebbe fatto o chi sarebbe diventato se il destino gli avesse riservato un futuro diverso? Forse avrebbe diretto una squadra o forse sarebbe diventato un dirigente nazionale o un attore o un giornalista o un organizzatore di eventi, senz’altro si sarebbe portato appresso la sua bici, la stessa che lavava con cura nella vasca da bagno dopo gli allenamenti e le corse e subito dopo se la teneva stretta tra le braccia come un bambino che abbraccia la fonte del suo amore. Dalla sua morte sono trascorsi sedici anni, ma il ricordo dei suoi decolli è stampato nel cuore della storia. La sua figura, le sue parole, la sua testardaggine, la sua sensibilità, la sua voglia di essere, di fare, di gioire e di vivere sono ancora dentro il cuore degli sportivi e della gente comune, soprattutto di quella che ogni tanto ha bisogno di appendere al chiodo i tradimenti della vita, per riaffacciarsi alla speranza, per condividere, per continuare a credere che possa esistere anche un paese diverso, meno vincolato alla soverchieria di chi, in nome di una non ben definita autorità, s’incarica di violare con prepotenza l’integrità degli altri. Marco Pantani è stato un innamorato della bici da corsa, uno che la vocazione l’aveva dentro da sempre, un campione nato campione, con il peso delle responsabilità che l’essere nato campione comporta e forse anche con la certezza che la natura umana fosse meno aggressiva, meno capace di tradire sogni e aspettative. Per certi aspetti un campione che non badava ai calcoli, che aveva uno sguardo pulito, che metteva tutta la sua umanità nelle sue gambe e nel suo cuore, sicuro che la sua fatica avrebbe sollevato quella di molti. Nonostante il mistero della sua morte il campione resta nell’amore di moltissimi che lo hanno saputo leggere anche là, dove spesso la perfidia umana, scava le sue fosse.