E’ in mezzo ai boschi, alla foce del Tinella, uno dei luoghi dove sta scritto il futuro del lago di Varese. Un sito fucina di vita per le specie ittiche, alimentato da anni dalla presenza di pescatori, per i quali il lago è inscritto nel DNA, attentissimi ad ogni fase che permetta le riproduzioni dei pesci. Ora sono attivi i loro eredi che tutti i sabati pomeriggio nel loro tempo libero raggiungono il posto per lavorare e imparare. Si tratta dell’incubatoio, dove tutto è predisposto per far nascere la vita e dove si incontra la forza e l’entusiasmo di nove giovani e l’esperienza di chi è felice di trasmettere ciò che ha appreso sul campo lungo tutta la sua esistenza. Il braccio e la mente. Così si diventa custodi del lago, categoria investita di una autorità morale di cui Tiziano e Mirko, Massimiliano e Alessandro, Ivano e Luca, Roberto e Stefano e infine Alessandro ne sentono la responsabilità. Età media 25 anni. Fanno parte del Collettivo Cultura Sport Oltrona-Groppello ODV, che ha dato origine al progetto didattico CIPEA (Centro Ittico per l’Educazione Ambientale), consapevole che la parte educativa sta scritta nel futuro del lago. Il tutto con la supervisione della Provincia. E in questo luogo c’è un potenziale altissimo che va gestito con competenza. Certo, il comune denominatore che li unisce è la passione, sfumata in tanti dettagli: “E’ inutili che io immetta nel Tinella le trottelle -afferma Luca- quando noto che poco più in là c’è della plastica! E’ importante l’interazione tra i vari aspetti. Quindi bisogno mantenere gli equilibri e la genetica originaria”. Infatti il lago possiede una comunità ittica in gran parte rimaneggiata dall’introduzione di pesci estranei. “Inutile poi lamentarsi per le condizioni del lago -interviene Roberto- E’ importante condividere gli obiettivi e impegnarsi in prima persona. Tutti dobbiamo dare una mano alla natura e non perdere quello che già c’è”. Le soddisfazioni per loro ci sono: “I lucci erano spariti e il risultato ora si è visto con la loro riproduzione, che ha trovato il luogo apposito nell’incubatoio”, affermano. Certo, c’è da lavorare sodo. Il sabato pomeriggio per loro non è una passeggiata, ma sono in mezzo alla natura! Bisogna, intanto, a turno dare da mangiare ai pesci. Per ogni loro dimensione c’è una pastura ad hoc, “varie gradazioni di mangime”, spiegano. Poi bisogna pulire le vasche, migliorare il loro assetto, controllare le “campane di Zug”, quei contenitori che hanno la funzione, con il movimento dell’acqua, di separare le uova. “Siamo attenti alle specie autoctone. Quando parliamo di gamberi, alludiamo a quelli del nostro lago, non a quelli immessi. La natura va rispettata. Quindi è una soddisfazione il ripopolamento”, concludono questi animatori della vita sott’acqua. Aspetto che va di pari passo con il risanamento del lago.
Federica Lucchini