E’ un rito antico che ogni anno i pescatori ripetono con sapienza e fatica: sanno quanto è indispensabile per la riproduzione dei persici. Da ieri in tutto nel lago di Varese sono state immesse in giorni diversi 150 fascine sparse lungo le sponde, in luoghi appositi, a 4/5 metri di profondità: nella parte sud da Ernesto e Paolo Giorgetti, nella parte nord, quindi Voltorre, Gavirate, Biandronno, dai fratelli Gianfranco, Piergiorgio e Roberto Zanetti. “Devono essere rami articolati -spiega Paolo- Nel loro intreccio le femmine depongono le uova, protette da lunghi nastri di muco, disteso tra i rami. Il loro alto valore proteico è molto ambito. I predatori, che sono pesci e uccelli, in questo modo non riescono a nutrirsene, in quanto l’intrico diviene un ostacolo”. Il periodo dell’anno, in cui viene effettuata l’operazione, un tempo collettiva fino alla morte avvenuta nel 2019 del pescatore Daniele Bossi, è questo, nonostante il cambiamento del clima: infatti, non c’è la precisione di prima per quanto attiene la frega, essendo i pesci sensibili ai mutamenti climatici. Le vecchie fascine, deposte negli anni precedenti, sono affondate nella melma del fondo del lago, e quindi non costituiscono più un riparo, non passando più tra i rami l’acqua e quindi mancando l’ossigeno. Le nuove vengono distribuite in gruppetti di 4/5 con frequenti viaggi in quanto le barche ne contengono poche; sono costituite da rami, lunghi circa 3 metri di quercia e di olmo, legati tra loro con un peso che le trascina a fondo. Manca ai pescatori il poter assistere alla frega quando l’acqua era pulita e si aveva la possibilità di vedere i nastri. Osservandoli impegnati in questa attività che può essere misteriosa ai più e che richiede una preparazione (quanti rami raccolti?), ci si rende sempre più conto di quanto il lago sia proprio ragione di vita e di quanto sia fondamentale il risanamento delle acque: la balneazione, per noi, la vita per i pescatori, attenti custodi di un mondo che noi non vediamo, ma che, nonostante tutto continua ad essere prolifico. E per i quali la parola “rispetto” è connaturata nella loro esistenza.
Federica Lucchini