Nel cimitero di Caldana una tomba conserva le spoglie di quella che nel luglio del 1976 si autodefinì “la Strega dell’anno”. In quell’anno, infatti, la scrittrice Fausta Cialente, qui sepolta, aveva vinto il prestigioso premio letterario con il romanzo “Le quattro ragazze Wieselberger”. In tale occasione aveva scritto dalla sua casa di Monteverde a Roma agli amici Maria, Luciano e Sergio Molinari a Cocquio: “Come avrete visto è stato un grande successo di voti quello che mi ha fatto diventare la Strega dell’anno. In questi giorni vivo un po’ in mezzo a una baraonda di telefonate, messaggi, inviti”. Già nel 1961 era arrivata in finalissima con “Ballata levantina”, pubblicata da Feltrinelli e tradotto in molte lingue. Lo aveva condotto a termine nella “pace e solitudine del “Grillo”, la casa di Caldana, quando era già unanimemente riconosciuta dalla critica come una autrice di spessore internazionale. Luogo privilegiato di scrittura è stata per lei quella casetta bianca di cui oggi dalla strada si intravede il tetto in mezzo al verde. “Gitana” colta dall’apertura mentale straordinaria che girò il mondo al seguito della sua famiglia, aveva conosciuto il nome di Cocquio Trevisago nel 1942, quando abitava ancora in Egitto, dove era andata al seguito del marito il musicista e compositore affermato Sergio Terni, sepolto con lei. Al Cairo era entrata nella Resistenza trasmettendo un programma italiano da Radio Cairo e dirigendo un settimanale da lei fondato per prigionieri italiani in Medio Oriente. “Nelle sue lettere mia madre non mi aveva mai descritto il luogo né il paesaggio -aveva annotato su “La Rotonda”, Almanacco Luinese” nel 1983 a proposito dell’incontro con Caldana- Fu con lieto stupore che trovai bellissima la regione nella quale ci inoltravamo”. Poi aggiunse: “Più trascorrono gli anni più mi diviene essenziale la semplice contemplazione, dalla loggia o dalla terrazza del Grillo, del “mio” panorama. Fedelmente ad esso ritorno e mi risponde con le luci rosate dell’alba sul lago”. Nella nostra terra, quando non era in viaggio per l’Inghilterra dove vivevano la figlia e le nipotine, e dove lei morì nel 1994, poté coltivare amicizie quali Piero Chiara, Vittorio Sereni, Renato Guttuso. Nel 1966 compose “Un inverno freddissimo”, ambientato a Milano nel secondo dopoguerra, da cui fu ricavato lo sceneggiato televisivo “Camilla”, interpretato da Giulietta Masina con la regia di Sandro Bolchi. Molte furono i romanzi scritti dalla Cialente, alcuni ristampati nel 2003 e 2004 “(“Ballata levantina” e “Cortile a Cleopatra” dalla casa editrice Baldini e Castoldi). Da parte materna la famiglia era di origine triestina. Il mondo degli irredenti era entrato a pieno titolo nella famiglia Wieselberger, intima degli Schmitz, fra cui vi era Ettore, meglio conosciuto come Italo Svevo.
Federica Lucchini