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Nel centenario della nascita di Gianni Rodari a Gavirate numero speciale della rivista Menta e Rosmarino

 15 Ottobre 2020 |  Pippo | |

 

Perché un numero speciale di Menta e Rosmarino?
La rivista che, tra le altre cose, si adopera nel valorizzare personaggi che hanno raccolto una certa notorietà nell’ambito locale, in occasione del centenario della nascita di una figura come Gianni Rodari, ha sentito imperante il dovere di ricordarlo con un numero speciale.
Rodari è un personaggio che in qualche misura possiamo considerare “nostro” anche se la sua carta d’identità indica “Omegna” come luogo di nascita; sua madre era infatti di Gemonio e suo padre di Caldana di Cocquio Trevisago, ma soprattutto aveva avuto occasione di trascorrere circa vent’anni della sua vita a Gavirate. Anche il Comune di Gavirate ha deciso di rendere omaggio a questo “suo” Rodari con una serie di interessanti iniziative (nell’ambito delle stesse ha deciso di sostenere anche questo numero speciale della rivista).
Nella pubblicazione che ho il piacere di introdurre si è cercato di illustrare, alla maniera di Menta e Rosmarino, la figura del grande scrittore, documentandone in particolare i caratteri più tipicamente locali.
Personalmente non ho mai avuto occasione di approfondirne lo studio e possiedo, di Gianni Rodari, una conoscenza che si limita alla lettura di alcune sue opere incontrate in modo occasionale. Troppo poco per maturare un giudizio profondo; desidero tuttavia esprimere un pensiero, un punto di vista da affiancare a quello degli amici redattori, più autorevolmente qualificati in materia.
Io credo che il pregio fondamentale di Gianni Rodari sia di aver saputo conservare intatto il miracolo dell’infanzia. A una certa età molti bambini, come si sa, dicono delle cose meravigliose per intuizione poetica e per fantasia. Sbocciano da loro, involontariamente, i preziosi tesori dell’inconscio. Poi passano gli anni e gli stessi bambini dicono delle cose spaventosamente banali. Negli anni critici, Rodari deve avere avuto accanto una fata che lo nascose tra i suoi veli e non gli fece mai passare l’amara frontiera della fanciullezza. Dopo di che Rodari dispose dei suddetti tesori per tutta la vita con il vantaggio di poterli amministrare in piena consapevolezza, ciò che ai bambini non avviene. Credo sia questo il comune denominatore nell’opera di Rodari il quale, anche quando si affaccia verso un pubblico più adulto, conserva stupendamente il suo “tesoro della fanciullezza”.
Una nota doverosa per concludere: questo numero speciale è stato redatto avvalendosi della costante consulenza di Maria Grazia Ferraris, da tempo apprezzata collaboratrice della rivista, ma soprattutto nota studiosa di Gianni Rodari. (Alberto Palazzi)

 

 

 
 

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