Menta e Rosmarino

Per date gusto, sapore e profumo alla vita del paese

  • Comuni
    • Azzio
    • Besozzo
    • Caravate
    • Cazzago Brabbia
    • Cittiglio
    • Cocquio Trevisago
    • Cuvio
    • Gavirate
    • Gemonio
    • Laveno Mombello
    • Leggiuno
    • Orino
    • Altri Comuni
  • Il Giornale
  • Libri
  • Arte
  • Chiesa
    • Don Hervè
Sei qui: Home / Giornale / N. 3 articoli di Felice Magnani

N. 3 articoli di Felice Magnani

 2 Gennaio 2019 |  Pippo | |

La grande forza del rispetto

Rispettare se stessi significa prendere coscienza della propria identità, capire chi siamo, qual è il nostro ruolo nella comunità, cosa possiamo fare per migliorare il nostro patrimonio umano, sociale e culturale e quello della comunità nella quale siamo inseriti. Il rispetto di sé passa attraverso l’autocontrollo e cioè la capacità di saper gestire positivamente il nostro linguaggio, il nostro livello di partecipazione e il nostro livello relazionale. Rispettare se stessi significa essere consapevoli che il nostro corpo e la nostra mente abbiano delle finalità precise che vanno nella direzione di un rafforzamento della qualità della nostra vita e della comunità. Rispettare gli altri è la parte più bella e complessa del nostro percorso educativo. E’ quella che si rapporta alla gente, al costume, al vivere insieme, allo scoprire nell’altro una parte di noi, quella che a volte riesce difficile da accettare, perché ci induce a ragionare, a mediare, a dare un senso e una misura alla nostra libertà. Rispettare gli altri significa essere coscienti che la forza e la ricchezza di un paese stanno nella diversità, nella complementarietà, nella consapevolezza che abbiamo bisogno degli altri sul piano materiale, umano, culturale. Senza il prossimo la nostra vita sarebbe più arida, priva di quello slancio vitale che la rende positivamente competitiva. L’altro è la persona che ci aiuta a costruire quella parte di Comunità che da soli non saremmo in grado di costruire. Per sviluppare una forte tensione relazionale bisogna rafforzare la socializzazione, creando occasioni d’incontro, di dialogo, di lettura, di studio, di gioco, di sport, di lavoro. In molte circostanze ci sono attività che richiedono un rapporto interattivo, di aiuto reciproco. E’ importante portare i giovani a scoprire la bellezza dell’altro, la sua disponibilità, la sua cultura, il suo entusiasmo, la sua esuberanza, i suoi sentimenti e i suoi pensieri. Ogni persona è un piccolo mondo, una straordinaria risorsa. Rispettare gli altri è importante perché sono una parte fondamentale della nostra esistenza, quella che interagisce con la nostra e ci aiuta a comprendere quanto sia straordinario il mistero della vita. Rispettare l’ambiente è una grande forma di civiltà. L’ambiente è il luogo dove viviamo la nostra vita, è la casa più grande, quella che ospita le nostre camminate, le nostre chiacchiere, i nostri discorsi, le nostre manifestazioni, la natura, la gente. Una buona parte del nostro tempo lo trascorriamo nell’ambiente. Perché dobbiamo rispettarlo? Semplicemente perché è come il salotto di casa nostra, quello che teniamo pulito e ordinato per ospitare gli amici, i parenti, i conoscenti, perché vogliamo che si conservi con cura e per questo lo trattiamo con amore. Pulizia, ordine, igiene, cura sono valori di straordinaria importanza, quelli che ci consentono di fare bella figura, di dimostrare il nostro amore al paese nel quale viviamo. La catechesi dell’ambiente è la miglior catechesi possibile, quella cioè che ci fa amare Chi ha creato e voluto le bellezze che danno luce e vigore ai luoghi dove trascorriamo il periodo della nostra esistenza terrena. Cosa si può fare per creare una cultura dell’ambiente? Le modalità possono essere tante. Certamente il ruolo delle agenzie formative, come la famiglia, la scuola, l’oratorio, le associazioni, l’amministrazione comunale possono essere determinanti ai fini di una crescita educativa attorno a questo tema. Ci sono poi parecchie iniziative che si possono adottare, per incrementare la forza persuasiva. Le attività all’aria aperta, come le camminate alla scoperta della natura, dell’arte, del patrimonio monumentale, tutto può diventare occasione di attenzione e di conoscenza del nostro patrimonio, momento di crescita formativa della persona. Il rispetto dei luoghi sacri è fondamentale. Far capire il senso della sacralità non è impresa facile in una società che si è sempre di più secolarizzata e che guarda al mondo terreno come luogo di appropriazione e di consumo. Per sacralità s’intende un luogo riservato al culto, ad attività connesse alla fede religiosa, quindi alla preghiera, all’insegnamento della dottrina, alla relazione con se stessi e con gli altri, dove l’uomo vive il suo rapporto con Dio e con i fratelli che, proprio per questo, necessita di silenzio, cura e attenzione. Il luogo sacro deve godere di un grande rispetto da parte della popolazione e, soprattutto, deve essere vissuto con modalità adeguate. L’azione educativa deve essere correlata a iniziative, proposte, dibattiti, confronti e soprattutto a un’ intensa attività di formazione e informazione. Non dobbiamo dimenticare che i luoghi sacri sono quelli dove la forza della cultura si ravviva, si attiva e si completa, sono quelli nei quali emerge la parte più riservata della natura umana, quella che si tende al pensiero cristiano della vita. In questa sostanziale spinta educativa si conferma la forza dell’informazione come formazione delle coscienze sul problema religioso che è prima di tutto umano. L’informazione assume un’ importanza fondamentale nel passaggio della comunicazione, contribuisce a rafforzare il livello cognitivo, a renderlo sempre più cosciente di tutto ciò che succede attorno a lui e dentro di lui, a sviluppare il suo senso critico, a comprendere il valore e l’importanza dei luoghi e le loro finalità. I valori religiosi sono spesso valori umani, quindi sono patrimonio della Comunità. Nell’ edificazione dei luoghi sacri l’uomo ha versato la propria arte, la propria cultura, la propria energia creativa per esaltare anche l’immagine divina della storia. I luoghi sacri devono essere fatti amare e devono essere vissuti con l’educazione dovuta. A questa opera educativa tutti devono concorrere, in primo luogo coloro che di questi luoghi sono i custodi.

 

IL PROBLEMA EDUCATIVO E’ DI TUTTI, MA LE TROMBE LE DEVE SUONARE CHI HA RESPONSABILITA’ DIRETTE

Ho letto di Consulte educative di giovani che si danno da fare per coinvolgere i giovani su temi di carattere educativo: è davvero una cosa bellissima! E’ bellissimo solo pensare che studenti dai diciotto ai ventiquattro anni si mettano a disposizione per animare quella vita di relazione che è l’anima di una Comunità, che si mette in gioco per migliorare, per dare un senso alla propria vita quotidiana, per cercare di costruire qualcosa di bello e di duraturo che possa confortare la natura umana, soprattutto quando si sente sola, inadeguata, incapace di essere come vorrebbe, di definire al meglio quell’identità che dà forma e sostanza alla vita stessa delle persone. Ogni iniziativa è grande soprattutto quando matura ed evolve al di fuori di ogni sistema di potere, in cui ciò che conta non è che “carica” hai, di che gruppo sei, di chi sei figlio e quanto ti pagano, se ti pagano. L’educazione è il fermento straordinario di una Comunità che ha capito quanto importante sia riaffermare il significato di valori che, pur appartenendo alla nostra storia personale e comunitaria, in certi casi sono stati messi da parte per rendere più libertina la nostra azione, per favorire la quantità rispetto alla qualità, magari chiudendo gli occhi quando il gioco si fa duro. Mai come oggi c’è bisogno di giovani che chiamino altri giovani, che li accolgano, che li facciano sentire parte vita e operativa, che li aiutino ad aprire le loro casseforti, quelle in cui custodiscono motivi e valori profondi che altrimenti rischiano di fare la muffa, di non uscire alla luce del sole, di non svolgere quell’azione rigenerativa che permette all’uomo di capire chi è, cosa fa, perché si deve comportare in un certo modo, che cosa potrebbe fare per stare bene, per vivere meglio una condizione per sua natura dura, complicata e difficile. E’ il momento magico, quello in cui si è chiamati alla ristrutturazione, al restauro, alla ricostruzione, quello in cui ci si domanda che cosa occorra fare per dare una svolta positiva a un mondo che si avvita senza trovare sbocchi capaci di far pensare e meditare, di insegnare una via di accesso che dia luce e colore alla vita quotidiana di ciascuno. Gli ultimi fatti dimostrano quanto la nostra gioventù soffra di una cultura del disfattismo, del disagio sociale e della morte, di quanto manchi quel sorriso di umanità che contribuisca a riconsegnare a ciascuno il diritto all’umanità che merita. Sapere che ci sono gruppi di giovani che si prodigano per il benessere di altri giovani fa bene alla salute del cuore e a quella dello spirito, fa ben sperare in un futuro in cui non sia necessario “sballare” per diventare uomini e donne. Le vocazioni, quando ci sono e si manifestano, devono essere valorizzate, perché l’educazione resta la base su cui costruire tutto il resto e in questo tutti hanno responsabilità condivise, ma le trombe le devono suonare soprattutto coloro che, dell’educazione e della formazione giovanile, sono stati e continuano a essere gli alfieri per eccellenza.

 

UNA STORIA SEMPRE PIU’ COMPLESSA

La storia, per quanto complessa e molto articolata e apparentemente chiara e leggibile, merita un’analisi molto attenta, capace di distinguere il grano dalla crusca, la parte buona da quella cattiva, ciò che può essere considerato attendibile, da ciò che è invece falso e demagogico, costruito da chi ha tutto l’interesse a difendere le proprie posizioni o quelle del proprio partito o del gruppo o del movimento cui appartiene. La storia è sempre storia di uomini, soggetta quindi a studi e interpretazioni che, per quanto storicamente avvalorati, soffrono sempre di ampi margini di soggiacenza all’umore individuale, a varie forme di ideazione, di ideologizzazione, di mistificazione, di visioni troppo individualistiche per poter essere giustamente rappresentative di una verità di natura più universale. Spesso la storia si è dimostrata ingannevole, proprio perché non ha avuto il coraggio di essere vera e leale fino in fondo, non ha cercato di trovare le ragioni vere, di definire correttamente il rapporto causa – effetto, di mettere a nudo la propria identità, di definire con ampi margini di verità i fatti, le persone, gli avvenimenti che l’hanno scoperta, sorpresa e determinata. Anche in quella più apparentemente leale, coesa e veritiera, si cela l’ombra di un’interpretazione di comodo, determinata da ragioni di natura individuale e naturalmente di parte, perché l’uomo tende a forgiarla su misura, non riesce a staccarsene al punto di vederla in modo oggettivo, deve sempre trovare il modo di aggirarla, condizionarla, ammantarla di punti di vista o di reazioni che appartengono più alla sfera comportamentale privata che non a quella pubblica. La storia non è mai strutturalmente univoca e correlativamente compatta, è una successione di tempi, di modi, di forme, di contenuti che si ritraggono e si contraggono, ma senza quasi mai addivenire a conclusioni certe. C’è sempre una parte che sfugge, volutamente trascurata, furbescamente annacquata, messa in naftalina per impedire alla verità di sovvertire altre verità che sembravano assolute ed eterne. Resta il fatto che anche la storia si scopre e incerti casi lo fa talmente tanto che dimostra quanto la natura umana sia poco attendibile e poco credibile. Nella storia agiscono volontà antagoniste che si combattono e si alternano nello stile e nella forma con cui imbonire o violentare chi ascolta e chi legge. Se leggi un testo di storia scritto da un autore di sinistra ti dirà che Carlo Marx è stato un genio della storia e della filosofia, l’interprete perfetto di una prassi destinata a cambiare il volto della storia stessa. Nella verifica di parte non ci sono mai margini di incertezza su cui focalizzare l’interesse, c’è solo asserzione di verità date per assolute, sottratte alla critica, anche a quella familiare, quella più vicina, capace di sdoganare anche le ombre più protette e nascoste. Sulla presunta verità storica ci si divide, ci si combatte, si tendono trappole, si fa di tutto per impedire all’utente di avere un quadro il più preciso possibile della situazione, ci si chiede se esista davvero uno studio della storia che permetta di capire esattamente quali siano i meccanismi reali che l’abbiano determinata, tanto che per capire qualcosa di più si ricorre spesso ad autori stranieri, lontani dai nostri canoni e dalle nostre ambiguità, per cercare di avere un quadro il più attendibile possibile di come si siano delineati i fatti. Che nella natura umana ci sia qualcosa di inequivocabilmente ambiguo è un dato di fatto, ma forse manca proprio lo sforzo di mettere insieme la propensione intellettuale per conferire dignità espansiva alla realtà che abbiamo vissuto e a quella che stiamo vivendo. La discrasia storica ci viene confermata quasi sistematicamente dai nostri comportamenti in campo istituzionale, dove riesce sempre più difficile e complicato riunire le diversità sull’osservanza di regole comuni. Nel paese della Costituzione più bella e raffinata possibile, riscontriamo spesso quanto non sia conosciuta, amata e applicata. Nel paese delle libertà conclamate, difese e protette, ci rendiamo sistematicamente conto di quanto sia difficile mettere in pratica il comandamento terreno: la legge è uguale per tutti, di quanto sia complicato dire a tizio o a caio che non devono parlare al telefonino mentre guidano, perché rischiano di ammazzarsi e di ammazzare gli altri. Eppure è storia anche questa, storia che si avvita su altra storia e che proprio per questo dovrebbe aver acquisito il dono della conoscenza e della fedeltà. Vivere la storia è vivere un atto di intelligenza vera e profonda, fondata sulla consapevolezza che nulla sfugge e che tutto torna, che la verità va detta sempre, anche quando si ritorce come un boomerang sulla propria pelle. La storia va studiata con amore e disinteresse, al di sopra delle parti, senza cadere nella fanciullesca condizione di chi si è abituato da tempo a sostenere che il suo mondo sia il migliore dei mondi possibili, mentre quello dell’altro fa schifo e non vale neppure la pena di essere conosciuto o criticato. Anche la storia dei partiti è storia di errori madornali, di verità volutamente sottaciute, di egoismi profondi, di lotte di potere, di cattive forme di umanità, ma proprio per questo la storia deve riannodarsi alla centralità umana, deve richiamare l’uomo alle su responsabilità, lo deve restituire a una dignità certa, nella quale riesca più facile capire il senso e il valore di essere parte attiva di un grande progetto di vita.

Cerca nel sito

  • Home
  • Contatti
  • Redazione
  • Privicy
  • Accedi

© Copyright 2013 - 2025 · Menta e rosmarino

Our Spring Sale Has Started

You can see how this popup was set up in our step-by-step guide: https://wppopupmaker.com/guides/auto-opening-announcement-popups/