Viabilità Brebbia
L’auspicio è che la fase sperimentale in atto fino al 9 dicembre, riguardante l’attivazione del senso unico di via Mazzini per i mezzi pesanti verso Ghiggerima e Monvalle, diventi effettiva. La gravità della situazione del traffico e l’esigenza di sicurezza dei pedoni e, in generale dei cittadini, lo impone. L’accordo Provincia – amministrazione comunale che ha sollecitato tale soluzione ha, infatti, l’obiettivo di eliminare i blocchi stradali. Dietro a questa proposta c’è un progetto più ampio: la definizione di un piano condiviso tra Provincia e Comuni interessati ad un traffico sovraccomunale per individuare corrette soluzioni mirate alla sicurezza. In accordo con l’amministrazione, la Provincia ha installato dei rilevatori conta-chilometri nelle vie più trafficate per misurare i flussi di traffico (separando le auto dagli autotreni) e procedere ad una loro approfondita analisi. Il problema del traffico, infatti, riguarda gran parte delle strade urbane, ma in alcuni punti, considerata la limitata ampiezza della carreggiata, lo è di più per la sua pericolosità. “Tutti noi – afferma il sindaco Domenico Gioia – abbiamo la sensazione della grande quantità di veicoli che transitano per le strade di Brebbia, ma i numeri ci hanno sorpreso ulteriormente, sia per il numero di mezzi pesanti, che, più in generale, per la quantità di veicoli che attraversano il paese”. E le cifre parlano. Auto: in via Matteotti in direzione di Besozzo 5836, via Mazzini in direzione di Laveno 4850, via Roma direzione Brebbia 4537. Per citare le più eclatanti.
“La sicurezza dei cittadini e la qualità della vita quotidiana – termina Gioia – devono essere una priorità assoluta per qualsiasi amministratore. Per questo motivo riteniamo imprescindibile intervenire su quelle situazioni critiche, come quella di via Mazzini e successivamente di via Cavour, onde prevenire potenziali e concreti pericoli per l’incolumità delle persone, dovuti al consistente flusso di traffico pesante e al conseguente inquinamento ambientale (aria e rumore). Contiamo molto sulla consapevolezza del problema da parte della Provincia e sulla semplicità della soluzione che, nel caso specifico, è stata individuata e proposta”.
Federica Lucchini
Incontro Cittiglio
“Bisogna fare di più: trovare una strada con la quale si possa finalmente poter dire – come tutti ci auguriamo – che il co-incenerimento operato dalla Colacem non causa nessun problema alla salute dei cittadini e ai loro figli”. Venerdì sera in sala consiliare Paolo Paliaga, presidente del Comitato Ambiente Verbano, ha spiegato così la finalità della serata “Che aria tira? – Presentazione progetto di monitoraggio ambientale”, che ha avuto il patrocinio dei comuni di Cittiglio e di Gemonio ed ha visto un’ottima partecipazione di pubblico, intervenuto con numerose domande, manifestando la legittima preoccupazione e stimolando il comitato a portare a termine la propria missione. Comitato, nato nel 2011, dopo aver ricevuto notizia del cambio di combustibile e passaggio al CDR/CSS (combustibile da rifiuti o combustibile solido secondario) e che, dopo cinque anni di approfondimento, coinvolgendo istituzioni locali crede sia giunto il momento di chiedere un supplemento di approfondimento sul tema della salubrità dell’area di residenza. Ha, quindi, chiesto all’Istituto dei tumori di Milano e all’Istituto Mario Negri, nella persona del dott. Marco Lodi, di mettere a punto un progetto di Valutazione di impatto sanitario (VIS) secondo le linee guida dettate dalla Regione. Molte sono le ragioni che hanno spinto a chiedere tale approfondimento a partire dal fatto che i controlli sono effettuati prevalentemente dall’azienda, che il combustibile ha dato origine a una procedura nuova per il cementificio, per cui esiste poca letteratura scientifica sui potenziali danni alla salute, che l’ARPA per sua stessa ammissione non ha strumenti adeguati a monitorare tutti gli elementi chimici e inquinanti legati al processo di co-incenerimento come le polveri sottili o altri inquinanti specifici. Senza dimenticare che i criteri tabellari delle norme non sono garanti della condizione di salubrità, essendo generici e spesso confezionati su realtà industriali che non ci sono più. Di rilievo l’intervento del prof. Leonardo Salvemini sulla nascita delle linee guida della valutazione di impatto sanitario quando lui per sei mesi è stato assessore regionale. Non ha avuto il tempo di trasformarle in strumento legislativo che obbligasse le aziende con forte impatto ambientale ad eseguire di norma una VIS. Il dott. Paolo Costiero e il dott. Alessandro Borgini dell’Istituto dei tumori hanno spiegato nei dettagli il progetto proposta di VIS da realizzare nella regione intorno alla Colacem, mentre il ricercatore dott. Enrico Davoli dell’Istituto ha illustrato la complessità d’indagine sulle problematiche legate alle emissioni della ditta Colacem, separandole da altre fonti inquinanti, mostrando un modello che riesce a centrare la problematica. La parte tecnica è stata chiusa dalla dott. Giovanna Tagliabue del registro dei tumori che ha presentato i rapporti tra attività industriali e insorgenze di patologie, mostrando gli studi a livello mondiale. Applaudito l’intervento del sindaco di Cittiglio Fabrizio Anzani che ha dato la disponibilità, anche finanziaria, del suo comune, per realizzare il progetto della VIS, come pure il primo cittadino di Gemonio, Samuel Lucchini, ha spiegato che la sua amministrazione ha già predisposto uno quota per il progetto. Paliaga ha chiuso l’incontro sollecitando a dar vita ad una sinergia tra amministratori (molti presenti tra il pubblico), azienda e comitato di cittadini per migliorare la vita in termini di salute pubblica. Quindi avanti tutta!
Federica Lucchini