Sindaco davanti al mulino
Per avere un “assaggio”, la visione complessiva degli edifici che facevano parte del mulino ottecentesco (costruito su uno preesistente), di proprietà Vedani, lascia senza fiato, tanto la pietra si coniuga armoniosamente con il verde dei prati molto curati. Ma poi ci sono quei caratteri mobili di un irriducibile, Giancarlo Bianchi De Cesare, “l’uomo dell’inchiostro”, come lo definisce Oregioni. Grafico di professione, ha fondato una casa editrice “Rotte Contrarie”, che qui ha sede, in cui ha ripreso con entusiasmo i vecchi sistemi di stampa studiati da giovane, sperimentandoli di nuovo. “La gloriosa carta stampata”, come la definisce, qui la si vede nascere di fronte a questo vecchio macchinario in cui i caratteri sono posti al contrario. Lo spazio sa di una officina operosa all’insegna della passione e della ricerca, il nero dell’inchiostro di alchimia. “Qui, si lavora in controcorrente”, spiega l’editore, perfettamente calato nel ruolo di colui che vuole contrastare le derive informatiche. I libri sono all’insegna della raffinatezza e dell’eleganza. Stampati a tiratura molto limitata, curano la parte grafica nei dettagli, spesso sorprendenti. Ognuno contiene un’opera originale ed è impaginato in modo non sempre tradizionale: c’è una raccolta di poesie “Due Amori” di Serena Timperanza che si apre a leporello, a fisarmonica, un altro rilegato con una cordicella. Si sente al tatto il logo della casa editrice nel librino di Giambattista Aricocchi “Hanno chiuso i cancelli della fabbrica”. Il contenuto, poche righe. E’ la creazione attorno, che genera la particolarità di questi libri. Qui, nascono incontri di poeti, di musicisti. L’acqua del torrente Monvallina, che un tempo girava la ruota del mulino, fa da sottofondo nel locale della macinatura dove colpiscono l’attenzione le due macine di pietra dormiente, che venivano martellate due volte l’anno per tenere ben definiti i solchi. Da qui fuoriuscivano il mais, il frumento l’avena. Accanto, un buratto, che serviva per il materiale meno nobile, come la crusca e il cruschino. “Mia moglie ed io ci abbiamo messo il cuore in questa avventura -conclude Oregioni- I locali dove sono presenti i macchinari saranno destinati a un allestimento museale, mentre cercheremo di arricchire la presenza di laboratori artistici e manuali”.
Un luogo dell’anima, fatto rinascere all’insegna della condivisione e nel solco delle arti manuali di cui le pareti sono intrise. Una visita al mulino di Turro genera il senso della bellezza e di quella laboriosità feconda dell'”homo faber” che sa trasformare la realtà con ingegno e tenacia. Basta osservare quella porta al suo interno: colma di numeri, di annotazioni per tutta la sua estensione. Il computer del mugnaio aveva come strumento base, oltre la mente, anche il carboncino, che permetteva le cancellature. “Ci sentiamo principalmente i custodi di questo luogo e della sua storia”, afferma l’architetto Franco Oregioni, sindaco di Monvalle, a nome della moglie Maria Ludovica. E perché si possa attuare quel progetto ideale che non solo vede il recupero del sito e degli edifici, ma anche la loro riqualificazione a nuove funzioni, il percorso ha ancora tratti da effettuare, ma ciò che c’è da ammirare è già impagabile.
Federica Lucchini