“Debbo nuotare molto ed essere sempre allenato perché se il mio aereo cade in mare, almeno mi salvo a nuoto”. Poi: “Chissà se a casa ci potrò tornare!”. Frasi intense che denotano attaccamento alla vita e quel senso di precarietà che accompagnava i soldati durante la seconda guerra mondiale: sono emerse da una ricerca appassionata del sindaco Franco Oregioni attorno alla figura di un pilota di Monvalle, Ambrogio Mascetti, morto all’età di 23 anni il 23 gennaio 1943 dopo essere decollato dalla base di Castelvetrano in Sicilia per una ricognizione. “L’apparecchio non è rientrato alla base”. “La frase drastica ed essenziale del suo capitano ha chiuso il “Libretto di volo” del sergente maggiore pilota Mascetti”, ha spiegato il primo cittadino durante la serata di presentazione di tutta la ricca documentazione su questo militare. Fra il pubblico le nipoti e le nipoti della sua madrina di guerra, giunte appositamente da Gropparello in provincia di Piacenza. Sì, perché Ambrogio ci parla attraverso il suo prezioso “Libretto di volo”, le lettere inviate a casa ed un epistolario di cui nessuno sapeva niente. Nel luglio scorso Oregioni, che aveva già cominciato a scrivere le vicende del giovane per la rivista “Storia e Storie della sponda magra” del gruppo di ricerca storica di Laveno Mombello”, in qualità di sindaco ha ricevuto una telefonata dal paese piacentino in cui gli veniva comunicato che erano state ritrovate, legate con cura da un filo giallo, 26 lettere e cartoline che Ambrogio aveva scritto alla sua madrina di guerra, Carolina Marchioni, morta quest’anno centenaria. La donna non aveva mai parlato con nessuno di questa esperienza che, considerata l’ottima conservazione dei documenti, l’aveva senz’altro coinvolta. La serata, grazie alla sensibilità di Oregioni, e a questi documenti che dopo tanti anni sono emersi proprio nel momento in cui la ricostruzione della figura del pilota stava prendendo contorni netti, ha visto l’interesse di tutta la platea: “Lo sapete il compito di una madrina? La madrina deve scrivere lunghe lettere anche se non riceve risposte, deve mandare al figlioccio abbandonato cioccolatini e qualche fazzoletto di seta. Io vi esento dal fare le ultime due cose, ma le lunghe letterine le pretendo, intesi!”. Giunto all’aereoporto di Grottaglie (Taranto) le comunica: “Immaginate un po’: sceso dal treno, una frotta di ragazzini che ti picchiano per entrare in possesso delle tue valigie, urla e schiamazzi in una lingua che io non capisco. Io cercavo di sforzarmi di comprendere, ma invano. Poi su una carozzella tutta sgangherata con un cavallo che non correva manco a bruciarlo vivo, con uno stuolo di ragazzini dietro, faccio la mia entrata trionfale in aereoporto. Un caldo da non dirsi, non riesco più a mangiare. Forse la mia madrina potrebbe avere qualche parola di conforto e chissa che la vita mi sembri meno dura”. Il linguaggio è totalmente diverso nel “Libretto di volo”, preciso diario dell’attività personale e di formazione di ogni pilota. Oregioni ha estrapolato durante l’incontro un episodio annotato il 17 dicembre 1941 nei cieli del Dodecaneso: l’incontro in cielo con tre aerei nemici: “Inspiegabilmente e fortunosamente non si trasformò in uno scontro di guerra, come se, per quel giorno, la guerra si fosse stancata di sacrificare uomini e mezzi”. Poi la lettera che un capitano scrisse al padre di Ambrogio dopo la sua morte: “Ho apprezzato le sue rarissime doti di vero soldato, generoso, ligio al dovere, pilota abilissimo, ottimo sottufficiale, onesto fino allo scrupolo”.
Federica Lucchini