Atteggiamento collaborativo, non immune da una iniziale incredulità e poi da una paura che richiede condivisione. Monvalle, al tempo del coronavirus, guidata dal sindaco Franco Oregioni, ha dato una risposta adeguata alla circostanza, rispettosa delle norme. Certo, come ricorda Enzo Bertuzzo, titolare con la moglie Paola de “Il Furmagiat”, esercizio dove si vendono alimentari, frutta e verdura, i primi tempi, soprattutto fra i giovani e gli adulti, le norme da rispettare erano considerate quasi una esagerazione, volendo credere ancora che si trattasse di una banale influenza. “Poi la preoccupazione è venuta avanti, soprattutto per i figli e i nipoti, avendo la percezione di combattere contro un nemico invisibile -spiega- Si esterna questa paura, nel rispetto delle distanze: nei primi giorni con acquisti che equivalevano a una scorta, ora con le parole, mentre la spesa è più diluita, ma costante. Capita che improvvisamente suoni il telefono, mentre sto servendo i clienti: è sempre qualcuno che si sente solo e ha bisogno di qualche parola. Io cerco di incoraggiare, ma non riesco a trovare il tempo adeguato per soddisfare questo bisogno di presenza”. Bisogno percepito anche da Pietro Vavassori, coordinatore del gruppo di Protezione Civile, che con i suoi volontari, assieme ai volontari civici, provvede alla spesa, all’acquisto dei medicinali e a qualsiasi altra necessità della popolazione. Un altro osservatorio privilegiato, il loro, per avere il “polso” del clima vissuto all’interno della vita comunitaria: “C’è chi sente la necessità di parlare, è vero, e c’è chi ci dice di mettere le provviste appoggiate al cancello, perché ha paura del contatto. Qualche volta ci è capitato di capire che le richieste non erano indispensabili. Ma noi siamo volontari: crediamo nel nostro servizio. Non ci poniamo domande. Ci piacerebbe fare ancora di più se possibile. In questo modo ci sentiamo uniti con i nostri concittadini. Tutti i pomeriggi siamo presenti al Coc (Centro operativo comunale), raccogliamo le richieste, abbiamo distribuito le mascherine in tre scaglioni, divisi per età. Il nostro numero telefonico è a disposizione in qualsiasi ora”. Fra i contributi economici offerti dalla popolazione, ne è giunto uno di 1500 euro, da parte di una famiglia monvallese residente all’estero. “Sono state distribuite in tutto più di 2mila mascherine- spiega il primo cittadino. Cinquecento, di buona qualità, sono state donate dal laboratorio “Estelle”, che ha convertito in parte la sua produzione”. “C’è stata una richiesta formidabile – interviene il titolare Paolo Ciarini- e soprattutto nei primi giorni erano introvabili. Inizialmente, abbiamo dato una mano alla ditta Di Bi, di Besozzo, poi abbiamo sviluppato un prodotto nostro: dei coprivolti che sono piaciuti”. Un luogo dove manifestare la propria serenità è rappresentato dalla farmacia del dottor Pierluigi Macchi. La fiducia nel titolare è il segno che contraddistingue questo spazio. “Noto pochi anziani -spiega il professionista- e questi pochi sono aiutati dai giovani, che cedono loro il passo. Questo è un buon indice: funziona bene il servizio domestico dei volontari e il tempo attuale ha contribuito a divenire più attenti alle esigenze degli altri. Tante sono le domande che mi rivolgono i clienti, per il rapporto di fiducia che abbiamo instaurato negli anni e il mio atteggiamento è sempre volto a tranquillizzarli”. Il tanto verde che caratterizza il paese facilita il rispetto delle regole: poche sono le abitazioni in condominio. Lo spazio per vivere in famiglia è esteso al giardino. Anche il gruppo Facebook “Sei di Monvalle se…”, gestito da Sara Serazzi, è un aiuto per la comunità: è una “palestra” di confronto, dove inviare le richieste e dove scorre la vita del paese. “Sta rispondendo bene la popolazione -spiega la coordinatrice- Certo si vivono i momenti difficili, ma si vede la generosità nel donare offerte. Si vede la vita nelle sue sfaccettature”.
Succede che al mattino fuori dall’uscio il cesto contenente le mascherine sia già vuoto. E allora per Silvia Sbrugnera, insegnante di scuola dell’infanzia, scatta subito la voglia di confezionarne altre. E’ una bella esperienza quella che sta vivendo, ricca di gioia e di altruismo. Quella macchina da cucire, acquistata dietro stimolo della nonna, da quando si è diffuso il coronavirus, va a pieno ritmo. E’ iniziato per caso il desiderio di fare mascherine usando stoffa che aveva in casa. Così, accanto il cestino, c’è una scritta: “Sono gratuite. Se ne avete bisogno, prendetene pure. Sono lavabili in lavatrice e all’interno hanno un telino igienico impermeabile che potete cambiare”. Ne ha già confezionate più di 200, anche per uno studio pediatrico che le ha richieste con personaggi di Walt Disney. Ne produce in media 10 al giorno, felice e grata alla sua abilità. La riconoscenza si manifesta con stoffe lasciate nel cestino. Così la produzione continua.
Federica Lucchini
C’è un esercizio davanti al quale la fila è quotidiana: si tratta del Panificio Pasticceria 2000, situato sulla strada principale di proprietà di Vito Antonio Giunta: “Purtroppo non c’è tempo di parlare, di commentare -spiega Cristina, commessa- I clienti vogliono il pane fresco tutti i giorni e noi siamo ben contenti di soddisfare le loro esigenze. Sono tutti rispettosi delle regole: distanza, mascherina, guanti. Qualcuno cerca di prendere sottogamba le norme, ma noi non lo permettiamo. Ne va della salute della comunità”.
Federica Lucchini