– Monsignor Giovanni Giudici, vescovo emerito di Pavia, fa memoria dell’amico, il cardinale Attilio Nicora, di cui sabato 29 aprile alle ore 18 nella basilica di San Vittore presiederà una Messa di suffragio. E il suo è un ricordo denso di affetto, stima, affinità elettive. E’ curioso il loro incontro: anno scolastico 1953/54, aule del Liceo Cairoli. In quarta ginnasio c’è un ragazzo – Giudici – che come tutti gli alunni appena entrati in una scuola guarda i maturandi come a “qualcosa di un po’ speciale”. E la meraviglia aumenta quando uno di loro – Nicora – lo ferma, lo intrattiene e intesse un dialogo con lui. E nel ragazzino lo stupore si trasforma subito in ammirazione. E’ nato così un rapporto divenuto sempre più stretto e proficuo negli anni. Giudici intanto frequentava gli Scout, Nicora l’Azione Cattolica. Mai avrebbero pensato di trovarsi nella stessa classe in Seminario: “Ce lo siamo detti un mese prima!”, sorride il monsignore al ricordo. Il futuro cardinale nel frattempo, infatti, aveva ottenuto la laurea in Giurisprudenza. E il loro percorso amicale è proceduto nelle aule, anche qui in modo curioso: Nicora, “da persona arrivata, intellettualmente superiore” venne chiamato alcune volte a salire in cattedra per una lezione di Diritto “dalle quali trapelava la sua dirittura morale. E da quella cattedra, che momentaneamente gli era stata ceduta, ci aiutava a comprendere il significato della legge penale, non tanto con l’atteggiamento del subire, quanto nella sua dimensione sociale. In altre occasioni era un buon compagno di divertimento – ricorda – con le sue battute goliardiche. Il suo era sempre un inchinarsi verso quella comunità di giovani che lo guardava con stima da persona ricca umanamente, un cuore aperto, dalla riservatezza gentile. Educatore capace, sapeva cogliere la natura di una persona e intessere un dialogo personale con una mentalità buona, positiva”. Monsignor Giudici pone l’accento sulla nomina dell’amico a co-presidente per parte ecclesiastica della commissione peripatetica italo-vaticana incaricata di predisporre la riforma della disciplina relativa ai beni degli enti ecclesiastici. “Queste sue doti lo portarono ad avere le intuizioni più significative che nacquero da un dialogo amicale con la controparte, un dialogo intessuto di attenzione umana”, riprende.
Sempre in contatto, i due amici si sono rivisti per l’ultima volta a Varese nell’ottobre scorso: “Mi è venuto a trovare nel mio appartamento. Sono stato molto contento. Ero commosso”.
Federica Lucchini