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Niger piccoli pensieri N.25 – Tra il dire e il fare

 11 Marzo 2013 |  Pippo | |

——— Original Message ——–
Da: “Ervè Simeoni”
<[email protected]>
To:
Oggetto: tra il dire e il fare …
Data:
10/03/13 16:43

Carissimi le recenti notizie sconvolgenti dell’uccisione degli ostaggi in mano ai terroristi islamici, tra cui un italiano, non hanno parole. Ma questa, grazie a Dio, non è la realtà in cui vivo quotidianamente. La gente è buona e disponibile e non ha nulla a che fare con questa realtà estremista che certamente non va sottovalutata. Io sto bene e cerco di riguardarmi soprattutto ora che il caldo non scherza. A voi un mio piccolo pensiero che vi parla un po’ della mia attuale presenza .

Tra il dire e il fare c’è di mezzo il caldo. Penso che così devo rinnovare il famoso proverbio che ho imparato nella mia fanciullezza. Sono quasi le tre del pomeriggio e sono rintanato in casa a  Bomoanga per cercare di  sfuggire al grande caldo che nei mesi di marzo  a giugno la fa da padrone. I  41° – 45° all’ombra sono una  bella sfida. I muri della casa sono un  termosifone, è meglio restare in  savana sotto le tettoie di paglia dove  comunque il caldo non manca, ma è  alleviato dal passaggio del venticello che  grazie alla paglia ben posizionata  abbassa la temperatura e ti dona un po’  di sollievo. Sono le ore  che sorridendo dico impossibili. Il piccolo  hangar dove  vivrò per qualche giorno della settimana è già in  costruzione.
L’amico Buba, un Fulbé della savana di Bomoanga, che  mi accoglie con gioia  nel suo terreno, ha già finito di piantare i pali (come  vedete dalla foto).
Ora metterà la paglia, che ho già comperato con lui, e la casa sarà  pronta. Il letto e la stuoia (già pronti), una piccola recinzione di paglia  per la doccia poco lontano e, se Dio vuole  incomincerò questa vita della  stuoia con semplicità ed  entusiasmo. Oggi sono stato al mercato di
Bomoanga con un figlio di Bouba:  Oumarou di quasi 10 anni (che vedete nella  foto), al quale ho regalato un  paio di pantaloni. Siamo andati insieme in  bicicletta. Lui sul portapacchi  tutto felice e a dire il vero anch’io  contento della sua presenza.
Ho contrattato il prezzo dei pantaloni  arrivando a 450 Fcfa (0,68  &euro;). I vecchi pantaloni di Oumarou erano una  testimonianza della loro
povera vita, tutti ricuciti in qualche modo, ma  portati con la dignità di uno  che è consapevole della sua responsabilità in  famiglia. I suoi fratellini non  ne portano ancora o quelli che portano sono  riciclati.  Ora Oumarou ha un paio di pantaloni nuovi e io ho il dono  di
camminare un po’con loro.
All’inizio del mio avvicinarmi erano  molto  guardinghi nei miei confronti anche se il loro papà e la loro mamma  mi  accoglievano con l’amicizia tipica del  povero che è pronto a fare spazio  nel suo  piccolo e povero spazio. Ora è molto diverso. Vengono a  sedersi  accanto, si lasciano coccolare e i loro sorrisi sono come un  piccolo cielo  che m’accompagna. Il loro  timore è scomparso.

A tutti voi un caro saluto e un caro augurio di pace  dentro la fatica del  quotidiano che a volte ci trafigge inaspettatamente  proprio là dove non ti
aspetteresti, ma come dice il mio caro amico Antonio:  bisogna voler bene.

Mi ha fatto molto bene questa sua sollecitazione sul  bisogna voler bene.
E’ vero perché il voler  bene non è una tra le possibilità che abbiamo, ma la  nostra  vera realtà. Tante e tante sono le situazioni che cercano
di  arrestare questo bisogno vitale che ciascuno ha  ricevuto cercando di dirci  che abbiamo ragione ad  abbandonare.

No, senza smancerie e lasciando  sempre  all’altro la responsabilità delle sue scelte, per non  imporre il nostro  amore, è vitale per noi stessi, per
l’apertura e la libertà del nostro cuore  lasciare sempre  la porta aperta. So personalmente che non è per  nulla  facile, anzi, ma, secondo me, pur nella fatica della conversione, è e  rimane  l’unica strada che mi rende persona libera, viva come Gesù  mi ha donato di  comprendere. Aiutiamoci nella reciproca preghiera con affetto  don Hervé

Bomoanga 9 marzo 2013

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