——— Original Message ——–
Da: “Ervè Simeoni”
<donherve@email.it>
To:
Oggetto: tra il dire e il fare …
Data:
10/03/13 16:43
Carissimi le recenti notizie sconvolgenti dell’uccisione degli ostaggi in mano ai terroristi islamici, tra cui un italiano, non hanno parole. Ma questa, grazie a Dio, non è la realtà in cui vivo quotidianamente. La gente è buona e disponibile e non ha nulla a che fare con questa realtà estremista che certamente non va sottovalutata. Io sto bene e cerco di riguardarmi soprattutto ora che il caldo non scherza. A voi un mio piccolo pensiero che vi parla un po’ della mia attuale presenza .
Tra il dire e il fare c’è di mezzo il caldo. Penso che così devo rinnovare il famoso proverbio che ho imparato nella mia fanciullezza. Sono quasi le tre del pomeriggio e sono rintanato in casa a Bomoanga per cercare di sfuggire al grande caldo che nei mesi di marzo a giugno la fa da padrone. I 41° – 45° all’ombra sono una bella sfida. I muri della casa sono un termosifone, è meglio restare in savana sotto le tettoie di paglia dove comunque il caldo non manca, ma è alleviato dal passaggio del venticello che grazie alla paglia ben posizionata abbassa la temperatura e ti dona un po’ di sollievo. Sono le ore che sorridendo dico impossibili. Il piccolo hangar dove vivrò per qualche giorno della settimana è già in costruzione.
L’amico Buba, un Fulbé della savana di Bomoanga, che mi accoglie con gioia nel suo terreno, ha già finito di piantare i pali (come vedete dalla foto).
Ora metterà la paglia, che ho già comperato con lui, e la casa sarà pronta. Il letto e la stuoia (già pronti), una piccola recinzione di paglia per la doccia poco lontano e, se Dio vuole incomincerò questa vita della stuoia con semplicità ed entusiasmo. Oggi sono stato al mercato di
Bomoanga con un figlio di Bouba: Oumarou di quasi 10 anni (che vedete nella foto), al quale ho regalato un paio di pantaloni. Siamo andati insieme in bicicletta. Lui sul portapacchi tutto felice e a dire il vero anch’io contento della sua presenza.
Ho contrattato il prezzo dei pantaloni arrivando a 450 Fcfa (0,68 €). I vecchi pantaloni di Oumarou erano una testimonianza della loro
povera vita, tutti ricuciti in qualche modo, ma portati con la dignità di uno che è consapevole della sua responsabilità in famiglia. I suoi fratellini non ne portano ancora o quelli che portano sono riciclati. Ora Oumarou ha un paio di pantaloni nuovi e io ho il dono di
camminare un po’con loro.
All’inizio del mio avvicinarmi erano molto guardinghi nei miei confronti anche se il loro papà e la loro mamma mi accoglievano con l’amicizia tipica del povero che è pronto a fare spazio nel suo piccolo e povero spazio. Ora è molto diverso. Vengono a sedersi accanto, si lasciano coccolare e i loro sorrisi sono come un piccolo cielo che m’accompagna. Il loro timore è scomparso.
A tutti voi un caro saluto e un caro augurio di pace dentro la fatica del quotidiano che a volte ci trafigge inaspettatamente proprio là dove non ti
aspetteresti, ma come dice il mio caro amico Antonio: bisogna voler bene.
Mi ha fatto molto bene questa sua sollecitazione sul bisogna voler bene.
E’ vero perché il voler bene non è una tra le possibilità che abbiamo, ma la nostra vera realtà. Tante e tante sono le situazioni che cercano
di arrestare questo bisogno vitale che ciascuno ha ricevuto cercando di dirci che abbiamo ragione ad abbandonare.
No, senza smancerie e lasciando sempre all’altro la responsabilità delle sue scelte, per non imporre il nostro amore, è vitale per noi stessi, per
l’apertura e la libertà del nostro cuore lasciare sempre la porta aperta. So personalmente che non è per nulla facile, anzi, ma, secondo me, pur nella fatica della conversione, è e rimane l’unica strada che mi rende persona libera, viva come Gesù mi ha donato di comprendere. Aiutiamoci nella reciproca preghiera con affetto don Hervé
Bomoanga 9 marzo 2013