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MALI: URANIO, BAUXITE, PETROLIO, GAS… ECCO I TESORI PER CUI SI COMBATTE
di Celine Camoin. Scritto il gen 18 2013 alle 7:00.
Al centro delle cronache di questi giorni per la guerra in atto con il coinvolgimento della Francia, ex potenza coloniale, negli ultimi anni il Mali ha attirato l’attenzione di compagnie internazionali interessate dal suo elevato potenziale in minerali di qualità e in idrocarburi. Terzo produttore africano di oro, tra il 2001 e il 2008 sono stati concessi in media 60 permess i di esplorazione l’anno ad aziende straniere del settore aurifero .
Tra le risorse non ancora sfruttate, l’uranio suscita grande interesse. Il più grande giacimento, con stime di 5000 tonnellate è stato localizzato a Falea, nel sud-ovest del paese. La sua esplorazione è stata affidata alla compagnia canadese Rock Gate.
Nella regione Gao, nel nord-est del paese, esiste un giacimento di 200 tonnellate scoperto a Samit dalla compagnia canadese Bayswater Uranium Corporation, che ha poi venduto la sua licenza che copre un perimetro di mille chilometri quadrati alla Cascade resources Ltd.
A Kidal, sempre nel nord-est, nell’Adrar des Iforas, la compagnia mineraria australiana Oklo Uranium Limited ha identificato un giacimento per un investimento da 610.000 euro.
A interessare gli investitori è anche il potenziale in bauxite, da cui si ricava l’alluminio. Nella regione di Falea ne sono state individuate 420 milioni di tonnellate. Il Mali potrebbe diventare a breve il primo esportatore di bauxitedell’Africa, superando la Guinea Conakry. A lavorare sul giacimento è la Central African Mining & Exploration Company (Camec), una multinazionale con sede a Londra.
È inoltre recente la scoperta di un gigantesco giacimento di gas a Bourakebougou, a 60 chilometri dalla capitale Bamako e a 45 chilometri da Kati. Si tratterebbe al 98% di idrogeno puro, qualcosa di molto raro secondo i dirigenti della Petroma, la compagnia petrolifera maliana, con capitali canadesi, che ha annunciato la scoperta a soltanto 107 metri di profondità.
Per quanto riguarda gli idrocarburi in generale, sono stati individuati quattro bacini: Tamesna, a cavallo tra Mali e Niger; Taoudeni , che copre anche una parte di Algeria e di Mauritania; Gao e il rift di Nara, nei pressi di Mopti. I quattro bacini sono stati divisi in 29 blocchi. Secondo l’Autorità per la ricerca petrolifera anche l’area di Timbuctù sarebbe dotata di un forte potenziale in gas e petrolio.
Tra le aziende coinvolte nell’esplorazione si può citare il gigante francese Total e l’algerina Sonatrach. L’italiana Eni – è una notizia delle ultime ore – avrebbe deciso di “restituire le licenze a causa del basso potenziale di produzione”. Secondo il presidente Giuseppe Recchi si tratta di “una scelta che coincide con questo momento, ma non è la conseguenza necessaria” della guerra in atto.