Carissimi secondo il tempo liturgico romano noi abbiamo iniziato ieri il cosi detto “tempo ordinario” che da queste parti, purtroppo, è invece diventato un tempo di guerra nel vicinissimo Mali. La situazione, dove risiedo, è tranquilla, ma siamo sollecitati dalle Autorità a vivere con molta prudenza. Nelle trasmissioni televisive di – France 24-, che riusciamo a ricevere, vedo che si piangono i morti dall’una e dall’altra parte, ma questo dolore non apre a cammini di pace tutt’altro, e in nome di Dio si grida alla vendetta. Vi chiedo una preghiera per tutti questi fratelli e sorelle che sono continuamente traditi e sviati nel loro spirito e nella loro dignità di persone da tante scelte egoistiche baypassate come strade di libertà. Le mie giornate attualmente “corrono” molto velocemente e spesso alla sera la stanchezza la fa da padrona. Le diverse iniziative di solidarietà nelle quali, grazie al vostro aiuto, mi sono impegnato sono parte viva della mia esperienza pastorale che nello stesso tempo mi apre a “incontri” d’accoglienza totalmente gratuiti. Di questo ho scritto ai miei confratelli d’ordinazione sacerdotale di cui vi allego una parte perché sento che questa “solidarietà” è per me la principale e grazie a lei tutto il resto acquista il suo vero senso. In attesa di vostre notizie con affetto don Hervé
… Come sapete la situazione politica di queste Terre non è tranquilla, anzi. Gli ultimi avvenimenti in Mali e Somalia la rendono ancora più “incandescente” ed è alto il livello d’attenzione che dobbiamo osservare secondo l’Ambasciata francese di Niamey. Noi viviamo con serenità, con doverosa prudenza, questa situazione. Attualmente alcuni confratelli “bianchi”, che vivono a Tera vicino al confine con il Mali, stanno per lasciare la loro parrocchia a causa della forte insicurezza di quei luoghi. Per il momento io continuo a portare avanti il progetto diocesano di aprire una presenza di “fraternità” con i Fulbé che si trovano sul territorio di 4 parrocchie di questa zona del Niger al confine con il Burkina Faso e precisamente: Bomoanga, Kankani, Makalondi e Torodi. Così ; ogni settimana sono un po’ a Makalondi e un po’ a Bomoanga. Invece nelle parrocchie di Kankani e di Torodi per ora riesco ad andare solo saltuariamente per la vastità del territorio e per le mie forze fisiche. Devo dire che per me, abituato alla nostra pastorale diocesana giustamente “strutturata”, questo “cammino iniziale” di una presenza di fraternità o (come mi ha suggerito un confratello) di una semplice pastorale della “stuoia” è una quotidiana offerta di crescita nella fede. (Stendere la stuoia è il modo e il luogo per esprimere l’accoglienza negli accampamenti di paglia dei nomadi Fulbé). Questo “sbilanciamento”, oserei dire totale, alla disponibilità di testimoniare il valore della loro “presenza” non so quali “frutti” donerà, ma quello che conta, secondo me, è che sto comprendendo meglio le parole di Gesù &ldq uo;.. la messe è abbondante e gli operai sono pochi … pregate il padrone della messe perché mandi operai nella Sua messe”.