Agli inizi degli anni Cinquanta, Luciano Ferriani decide di lasciare la città e venire a vivere al paese. Arriva con la convinzione che la bellezza, l’incantesimo, il pathos, la poesia della vita non siano da ricercare nella grande metropoli, capace solo di disinganni, ma siano da perseguire a contatto con la natura e in una comunità come quella di paese dove i legami sociali sono ancora profondi e sinceri. All’arido e assordante vuoto della civiltà tecnologica, Ferriani preferisce un ambiente in grado di fargli assaporare emozioni e sensazioni semplici e dove non si è ancora dissolto l’incanto del buon tempo antico. Lo affascinano la quiete e la tranquillità dei suoi luoghi, le meraviglie del paesaggio, l’aspetto antico delle cose, la saggezza contadina e il rapporto privilegiato che i paesani intrattengono con la natura.
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La prefazione di Maria Grazia Ferraris
Due opere di Luciano Ferriani
Caldana 10 Ottobre 2008