MATTEO PIZZOLANTE – LA LINEA CHE CI DIVIDE DAL DOMANI
27 ottobre 2022 – 28 gennaio 2023
FuturDome è lieta di presentare La linea che ci divide dal domani, personale di Matteo Pizzolante, a cura di Atto Belloli Ardessi.Il progetto presenta un nuovo corpus di opere site-specific sviluppate in relazione alle peculiarità spaziali e alla storia degli spazi espositivi di FuturDome, nonché ai materiali che ridefiniscono il suo involucro edilizio, attivando un cambiamento di intensità temporale che comporta una sottrazione del presente.
La linea che ci divide dal domani indaga l’istante da cui ha origine la ricostruzione della narrazione di un evento, determinando come una memoria passi dal suo stato di sensibilità inerte al suo stato di sensibilità attiva.
In psicologia, gli eventi della realtà non sono identificati come fatti ma piuttosto come esperienze. Le esperienze sono il mezzo attraverso il quale percepiamo emotivamente il mondo, l’unico modo in cui possiamo scoprirlo e alterarlo.
Il titolo della mostra è concepito in riferimento alla linea immaginaria tracciata sulla superficie terrestre che determina il cambio di data, al 180° meridiano. Il viaggiatore che si sposta dall’Asia all’America deve contare la stessa data due volte, mentre quello che va nella direzione opposta deve saltare un giorno.
Un’increspatura/paradosso del tempo, un divario si è materializzato nel fuso orario di 21 ore che separa il confine tra Russia e Alaska, nel mezzo delle Isole Diomede nello stretto di Bering. Due isole visibili ad occhio nudo a poco più di tre chilometri di distanza l’una dall’altra dove è possibile, attraversandole, ripercorrere un istante di tempo e rimodellare la nostra memoria in una lucida visione del proprio passato o viceversa.
Nella vita di tutti i giorni, raramente possiamo aspettarci di accedere all’origine di una delle nostre percezioni o esperienze passate alcuni anni dopo l’evento specifico. Solitamente, infatti, la memoria non è semplicemente una riproduzione di una vecchia percezione, ma piuttosto il racconto di un’esperienza, o il risultato della ricerca di significato, aggiungendo valore all’evento originale creato dalla nostra reinterpretazione soggettiva.
Nella serie di opere intitolata Silent Sun Pizzolante ricostruisce digitalmente gli ambienti domestici della sua infanzia basandosi esclusivamente sulla sua memoria. La tecnica di stampa analogica Cyanotype, corrompe l’immagine di partenza, crea velature e lava via i dettagli. La tonificazione blu assoluto risultante mette a fuoco il derma delle immagini. Evidenzia la loro materialità e li riveste di una temporalità indefinita. L’immersione nel monocromo blu mette in atto proprietà ipnotiche-sedative esattamente come l’Amobarbital, un farmaco psicotropo sintetizzato in Germania nel 1932, ora vietato. In italiano, infatti, è comunemente chiamato Blue Heaven. Il farmaco dovrebbe indurre le persone a dire la verità su un evento specifico, ma potrebbe anche portarle a generare un falso ricordo di detto evento.
La narrazione diventa quindi per l’artista una nascita spontanea di falsi ricordi. In psicologia, la falsa memoria è un fenomeno in cui si ricorda una circostanza che non è mai accaduta, o la si ricorda in modo diverso da come si è effettivamente verificata. La suggestionabilità, l’attivazione delle informazioni associate, l’incorporazione della disinformazione e l’errata attribuzione delle fonti sembrano essere i meccanismi alla base dei diversi tipi di falsi ricordi.
Sconvolgere la consueta cronologia è la chiave per la ricostruzione di un evento avvenuto nella notte di domenica 16 dicembre 2013 a Lecce: un attentato dinamitardo al Nuovo Caffè Paisiello che ne distrusse parzialmente i locali e l’esterno. Il Café è completamente devastato da un’esplosione, il cui rumore sveglia parte della città.
Il luogo dell’happening, il Caffè Paisiello di Lecce, dialoga con la sede della mostra, FuturDome, in via Paisiello 6 a Milano. L’obiettivo dell’artista è quello di instillare nello spettatore una sensazione di disorientamento attraverso un cambiamento temporale, spaziale e linguistico, affermando l’indipendenza dell’umanità dal mondo esterno che la circonda. Pizzolante si concentra sul momento della deflagrazione come non osservabile dall’occhio umano ma piuttosto ricostruibile attraverso una dissociazione dalla percezione del tempo. Una deflagrazione che diventa eterna come una costellazione di stelle fisse. Il silenzio che ne consegue appare come un processo agonistico distruttivo. Improvvisamente, il nostro presente può essere affermato e allo stesso tempo portato alla luce in presenza dello sguardo.
La ricostruzione di un evento a cui non abbiamo assistito diventa così per Pizzolante la messa in scena di narrazioni di carattere collettivo. Al contrario, in Honeycomb of a Moon (Hyperion), installato nel cortile dell’edificio e realizzato con materiale di derivazione aerospaziale già posato in FuturDome come isolamento termico, l’artista attiva una correzione ottica della pianta orizzontale dell’edificio coperto da pavimenti progettati da Gaudí nel 1904.
Abbinare un’immagine memorizzata con la capacità manuale di inciderla diventa per l’autore, una perfetta armonizzazione tra l’immagine mentale e la sua resa visiva.
Nelle opere di Pizzolante il passato non smette mai di riconfigurarsi e l’immagine può apparire possibile solo in una perpetua ricostruzione effettuata dalla memoria, se non dall’ossessione.
Nella vita, dove la percezione è calibrata per la sopravvivenza, progettare, creare un’architettura prima della sua nascita è come ricordare un luogo in cui non siamo mai stati.
Matteo Pizzolante (Tricase, Lecce, 1989) utilizza immagini digitali e software come strumenti per rappresentare e descrivere lo spazio interrompendo le dinamiche della cronologia.
Il punto di partenza dell’artista per il suo processo creativo è spesso la modellazione 3D, grazie alla quale Pizzolante crea composizioni uniche in cui unisce ricordi e immaginazione. Attraverso un meticoloso lavoro di ricostruzione digitale, l’artista crea una visione lucida che sembra svanire davanti agli occhi dell’osservatore. Le opere di Matteo Pizzolante riabilitano stati d’animo e concetti come lentezza e dilatazione del tempo, in contrasto con la velocità della vita quotidiana. Un cambiamento di intensità che porta ad una riduzione del presente.
Pizzolante si laurea in ingegneria civile nel 2012 e successivamente si iscrive al corso di laurea in Scultura presso l’Accademia di Belle Arti di Brera sotto la guida di Vittorio Corsini. Ha completato i suoi studi in Germania presso la Hochschule für Bildende Künste di Dresda con Wilhelm Mundt e Carsten Nicolai. Ha partecipato a diverse mostre in Italia ed è vincitore del premio Jaguart promosso da Artissima e Jaguar.
Tra i progetti e le partecipazioni recenti: A Sud Di Marte, progetto di residenza curato da Random e con il sostegno di Fondazione Elpis; Brindisi Centrale, Le Case d’Arte, Milano, mostra personale a cura di Pasquale Leccese; This must be the place, COMPOSIT Flagship Store, Milano, a cura di Edoardo De Cobelli e Sara Van Bussel; GAM, Torino; Vistamarestudio, Milano; Jaguart Artissima, Milano; III guidata dall’artista iraniana Setareh Shahbazi, Artissima, Torino; BienNolo, Milano; ArtCityLab, Milano; BOCs Art, Cosenza, a cura di Giacinto Di Pietrantonio; Passione per il percorso dell’arte, Galleria Cardi, Milano; È il corpo che decide, progetto di Marcello Maloberti promosso dal Museo del Novecento di Milano e dalla Fondazione Furla; Durante la diffusione del COVID-19 Pizzolante è stato coinvolto in diversi progetti digitali, tra cui 30 Artists X 30 Days chiamato dalla Fondazione Pini e Pensiero Vuoto creato dalla Galleria Renata Fabbri, Milano. Pizzolante è anche vincitore del premio internazionale Vanni Autofocus10 e partecipa al progetto Q-Rated, Ricerche sensibili, promosso da La Quadriennale, Roma