Quando ci si appassiona alla ricerca, dedicandole cura e tempo nella migliore predisposizione d’animo, lo scritto che scaturisce ha la freschezza e la vivacità di chi vuole dare voce all’anima dei personaggi nella loro autenticità. Maria Grazia Ferraris, per anni docente di Lettere negli Istituti Superiori, questo percorso lo ha intrapreso da tempo. Emerge dal suo ultimo libro, che verrà presentato venerdì 3 luglio alle 21,15 in piazza della chiesa a Cuvio, nell’ambito della presentazione del 34° numero della rivista “Menta e Rosmarino”. Ha un titolo curioso e accattivante “Il croconsuelo e altri racconti”, dove il termine, sconosciuto ai più, ha origine letteraria. Non poteva essere altrimenti. L’antica affezione alla storia e alla letteratura traspare in queste pagine ed è frutto di quello studio appassionato, fatto di collazione di libri, di interviste, di ricerche minuziose per cercare un tassello mancante a completare il cerchio. Lo scrivere allora per Maria Grazia è diventato uno scavo dentro se stessa, con quella lentezza meditata, con quella fatica appagante che sa dare la ricerca della parola, essenza di suoni che estrinseca il bisogno di esprimere il pensiero. Questo prendere tempo con la scrittura dà la dimensione di come l’autrice cura le sue pagine, assaporando ogni dettaglio, usando un linguaggio pieno, elaborato con grande partecipazione. I suoi personaggi sono lì, vivi, palpabili agiscono in ambienti poliedrici, coloriti, da cui scaturiscono mille sensazioni, profumi e suoni. Alcuni racconti hanno attinenza con la sua biografia, altri al territorio lombardo, altri a figure femminili Questi ultimi non potevano mancare. Nella cifra interpretativa del suo ricercare, il femminile occupa grande spazio. Lo sottolinea la copertina, di grande fascino, un dipinto di Adriana Bisi Fabris, “straordinaria ed eclettica pittrice, sepolta a Travedona, dimenticata, come le tante donne attive artisticamente nella prima metà del Novecento”, scrive l’autrice. E come tutti i libri, editi da “Menta e Rosmarino” e stampati con molta attenzione grafica da Arti Grafiche Aricocchi in Caravate, una sezione è dedicata ai suoi dipinti. Nell’universo letterario della Ferraris non può essere dimenticato il “Caffè Godot”, il caffè letterario che da quasi due decenni caratterizza la vita culturale di Gavirate. “Perché non ci regala una serata pietroburghese?”. La richiesta del medico-poeta Romano Oldrini, anima del Godot, tredici anni fa a Maria Grazia ha dato avvio ad un percorso di serate di straordinario pregio, che spaziano nella letteratura mondiale, accompagnate spesso dalla voce di Betty Colombo. E da qui all’Università della Terza Età di Varese, Luino, all’Auser di Varese e Besozzo il passo è stato breve, mentre in questi anni continuano ad essere pubblicati suoi libri di racconti e poesie.
Federica Lucchini
Dal sito
http://nazariopardini.blogspot.com/2015/07/n-pardini-lettuyra-di-il-croconsuelo-e.html
N. PARDINI: LETTURA DI “IL CROCONSUELO e altri racconti” DI M. GRAZIA FERRARIS
Maria Grazia Ferraris: Il croconsuelo e altri racconti. Menta e Rosmarino Editrice. Caldana di Cocquio (VA). 2015. Pg. 164
Scrivere sulla prosa di Maria Grazia Ferraris significa introdursi in tutto il suo patrimonio ontologico; forzare la cassaforte del suo animo per scoprirne i sogni, le memorie, i propositi culturali e il profondo amore per la letteratura; concretizzarli in fatti e personaggi che si fanno corpo delle sue cospirazioni epigrammatiche; dei suoi intenti emozionali: amore, nostalgie, radici, storie,solitudini. Tutto viene rielaborato dall’anima dell’Autrice. E tutto si trasferisce sul foglio dopo una generosa decantazione. La cultura stessa, il suo profondo patrimonio poetico-narrativo, filosofico-cognitivo, è oggetto di meditazione e rievocazione. Il suo bagaglio umano e umanistico si è fatto immagine; non più semplice realtà, o momento di abnegazione di un presente circostanziato. Tutto viene filtrato, e dopo lunga macerazione i singoli elementi escono fasciati da un sentire nuovo, originale, personale, in cui il dire e il sentire si fanno forma dsanctisiana. E questo è un libro di urgente forza esploratrice, in cui la Nostra offre un quadro complesso, semplicemente complesso, della sua forza narrativa, e di come riesca a imbrigliare in strutture stilistiche, morfosintattiche e creative il suo pensiero e i suoi impatti emotivi. Sedici racconti che diluiti in misure di accattivante compiutezza etimo-fonica, si reggono su una narratologia ora sobria, ora effusiva; ora ferma e apodittica; ora riflessiva e parènetica; ora nostalgica ora melanconica; su una narratologia che mai scade in sentimentalismi di bassa lega, ma che ci tiene sospesi, incalzandoci alla lettura; a sfogliare le pagine fino all’ultimo capitolo in cui “gli avvoltoi pazienti si istallavano sui tetti delle case dove qualcuno sudava l’agonia”; dove “la morte di Leclerc portò Paolina alle soglie della demenza”.
Un vero amore, comunque, non solo per la cultura ma per i paesaggi della sua terra. Paesaggi rivissuti con una tenera e edenica nostalgia e che si fanno alcova rigenerante in cui la Ferraris ritrova se stessa e il suo mondo per fuggire dalle aporie di una società liquida. Gli ambienti, i fatti, i piccoli gesti vengono finalizzati a delineare il ruolo analitico-introspettivo degli attori; e la natura stessa con tutta la sua complessità fa da elemento portante nel rilevare la loro interiorità. In certi momenti ci troviamo di fronte a vere proposte poetiche, a veri melologhi, o ecfrasi tanta è la musicalità delle parole che, come perle, si combinano in collane di preziosa euritmia; di vasto respiro lirico donato a versi di profonda e articolata forza strutturale:
Era silenzio intorno, muto non già
incantato, sospeso, respirante
nella camera protetta da tende
scure… La casa, quîeta, taceva.
Il viso chino sui fogli, immobile
ascoltavo le voci emergenti,
voci mute, eppur presenti, insistite.
Ferma, china sui fogli, silenziosi…
Udivo profumi caldi di glicini
arrampicati fuori la casa, silente.
Si fondevano, come de’essere,
per chi legge le voci solitarie
che vengono dal di dentro misteriose.
La casa ombrosa taceva trepidante,
ricerca di senso nuovo da decifrare,
calma sinestesia di colori e luci,
silenzio traboccante dentro e fuori.
La casa aspettava, taceva quieta (Viaggio intorno alla mia camera).
“Io leggo… leggo, studio. Non c’è un confine preciso tra le due attività, si integrano, si danno forza e senso, nel silenzio e nella solitudine della mia camera…”.
D’altronde non si deve dimenticare l’anima poetica della Ferraris; il suo messaggio intimistico che ci riporta a voli di largo lirismo, di ampio fonosimbolismo “Parafrasando Jules Renard, possiamo dire che nella casa della poesia la stanza più grande è la sala d’attesa”, sì, quella sala in cui la Nostra immagazzina realtà fenomeniche a cuocere a puntino per farsi poesia e in questo caso fluente narrazione, dacché le parole “Mostrano il loro legame con la musica…La parola nasce dal ritmo, come la musica. La poesia utilizza il ritmo in modo letterale e la filosofia, che non canta, si muove sulle tracce del ritmo e attraverso di esso vede. Vede il Ritorno. Vede l’Enigma” (Carlo Sini).
Il croconsuelo e altri racconti il titolo dell’opera divisa in tre nuclei tematici: Memoria, Storia e storie, Donne. Ed è il primo capitolo che si pone come momento incipitario con valore eponimo. Un racconto di ricordi, di tempi andati riportati a memoria da un bar provvisto di pochi tavolini dell’amico di studi Gianni: DA GIANNI – PIZZA D’ASPORTO: pizza margherita, quattro stagioni, quattro formaggi… e… CROCONSUELO. Ombre di querce, giochi giovanili; castagni in boschi autunnali, mondelle (arrostite); lezioni di Gianni sull’arte culinaria; la sua passione per la letteratura: melange di memorie e natura; di storia e cucina, di affetti e simpatie. Ed eccoci al titolo del testo: <<Credo però che Gianni abbia raggiunto l’apice della sua passione il quinto anno, durante gli esami di maturità. Intrattenne la Commissione su quel capolavoro che è La Cognizione del dolore del milanese Carlo Emilio Gadda, indiscusso e iroso lombardo, ma lo fece in modo molto originale, soffermandosi sul tema culinario stabilendo paragoni con la letteratura… Il gorgonzola, allora…: formaggio ben conosciuto e diffuso da noi… Gadda non lo cita col suo nome, spiegava compiaciuto (Gianni alla commissione), lo traveste in “croconsulelo”>>.
Ma la vita divide come succede nella storia: Gianni era partito per una esperienza di lavoro in Inghilterra per poi tornare a fondare il suo negozietto. Fu giusto fargli una visita per parlare delle vicende di quegli anni e festeggiarlo con una cena in suo onore. Poi addii e i promesse di ritorni. “Ma non prima delle sette. Il croconsuelo va consumato subito, flagrante di forno, e non ammette di essere riscaldato – rispose ironico ridendo,Gianni”.
Memorie che sanno di poesia; amicizie persesi nel tempo e ritrovate a suggerire emozioni; radici di verdi primavere; di nature fresche e incontaminate rimaste da tempo a ingrossare nell’animo. <<Se gli anni fanno macerie, la natura vi semina fiori; se scoperchiamo una tomba, la natura vi pone il nido di una colomba: incessantemente occupata a rigenerare, la natura, circonda la morte delle più dolci illusioni della vita>>. “Chateaubriand dans le “Genie du Christianisme”.
Nazario Pardini