Di Marco Costantini credo si sappia già tutto. Tuttavia, siccome “… la povara Italia – dice una poesia del poeta veneto Giacomo Noventa – xè tanto distrata… “, dirò a beneficio dei “distrati” che Costantini è stato un prestigioso artista lavenese , nato appunto a Laveno il 12 maggio 1915 e ivi deceduto il 5 maggio 2003. Egli ci ha lasciato immagini di autentica “poesia”: paesaggi, simboli, oggetti, luoghi ed affetti che hanno popolato il suo spazio domestico e che, nei suoi lavori sono diventati brani di una storia affascinante.
Il suo è uno stile grafico inconfondibile, permeato di rigore e di rispetto.
“Un rigore ed un rispetto – scrive Chiara Gatti – che rappresentarono per Marco Costantini una filosofia di vita; votato come fu, sin dagli esordi, ai misteri di un’arte che solo a pochi autori ha svelato nel tempo i suoi segreti”.
Io lo conobbi in tarda età, quando già vantava una partecipazione alla Biennale di Venezia e molte occasioni di notorietà nell’ambito della nostra provincia senza che gli anni avessero minimamente appannato la sua vena.
Mi piace ricordarlo attraverso un aneddoto. Fui incaricato di organizzare una mostra al Museo Salvini ed essendo lui fra gli artisti invitati ebbi necessità di inviargli una lettera con la quale chiedergli in quale ordine intendesse disporre le sue opere sulle pareti del Museo.
Intestai: “Eg. Maestro Marco Costantini, Via XXV aprile 23. Laveno” . Scrissi “maestro” davanti al nome: non l’avessi mai fatto!
Ricevetti dopo un paio di giorni una lunga lettera nella quale mi spiegava che l’avevo definito “maestro” e che quella parola era impropria perchè ”lei conosce (e come li conosce!) coloro che Maestri lo sono veramente!”. Quindi “la prego, si astenga per favore di appellarmi in seguito con tale qualifica…. “ , pregandomi poi di giudicarlo un umile artigiano che svolge il suo onesto lavoro cercando, “quello sì, di dare il massimo …”. Concetto che, con altre parole, ribadisce poi per l’intera lettera.
Nell’ultima riga, giusto per educazione, una risposta al mio quesito: “per tutto quello che mi chiede circa la disposizione dei miei lavori, faccia come le pare!”.
Era così, Costantini. Non aveva proprio nulla dell’immagine iconografica di tanti artisti, spesso spocchiosi e presuntuosi; possedeva una naturale modestia, pur essendo lui perfettamente conscio della propria perizia.
Sono trascorsi tanti anni da quell’episodio e ora che il destino l’ha condotto nel paradiso degli artisti, luogo meraviglioso, dove però non è più possibile arrabbiarsi e tanto meno inviare corrispondenza, caro Costantini mi perdoni!, ma io non demordo, voglio approfittare e darle di nuovo del “ maestro”.
Perché, a distanza di tempo, credo di poter affermare senza tema di smentita che il nostro Costantini sia da considerare “maestro” a tutti gli effetti. Maestro d’arte e maestro di vita. Come artista egli rappresenta ancora oggi un riferimento fondamentale per chiunque intenda dedicarsi all’arte del bulino. Insieme a Armando Donna, Costantini è infatti considerato uno dei più grandi bulinisti italiani dell’ultimo secolo.
E poi perché anche la sua lezione di vita ha qualcosa da insegnare a chi ha avuto la fortuna di conoscerlo: la sua già descritta modestia, la capacità di convertire in termini familiari i concetti più sottili e astrusi dell’arte, e poi quella spontanea e melanconica saggezza di tutti gli uomini di un certo livello, per cui non danno soverchia importanza a sé stessi (né agli altri e in genere alle cose del mondo).
La notizia che, in occasione del centenario della sua nascita, Laveno gli dedica una sala permanente presso il MIDeC, mi fa enorme piacere. Alberto Palazzi
A Palazzo Perabò nel centenario della nascita, il MIDeC dedica una sala della collezione permanente del museo a Marco Costantini visitabile dal 1° maggio 2015
In Villa Frua, dal 2 al 30 maggio 2015 “A TAVOLA CON COSTANTINI” incisioni e servizi da tavola. Inaugurazione giovedì 30 aprile 2015 h. 18 presentazione a cura di A. Palazzi e L. Piatti