Una realtà di nicchia di antichi e raffinati saperi. L’opportunità di conoscerla ci viene data dalla mostra “Marco Costantini e la sua “Bottega”, organizzata in Villa Frascoli Fumagalli, a partire da sabato 29 agosto fino al 27 settembre, dal Comune, dagli Amici del Midec e dal Gruppo di Ricerca Storica di Lavano Mombello. Per chi ama le incisioni, l’incontro con l’artista (Laveno 1915 – Cittiglio 2003) è all’insegna della finezza di tratto, della squisitezza tecnica e della suggestione poetica. “Tra le sue opere esposte -scrive Alberto Palazzi che presenterà la mostra- si possono distinuguere due indirizzi: quello legato alle emozioni che gli derivano dal vero, dai paesaggi che si impongono sulla lastra con l’energia della loro bellezza e con l’intensità severa delle loro linee; e quello più interiore collegato ai ricordi del passato: sono soggetti a cui pensa, di cui fantastica. dei quali ha come dentro di sé un’impronta indelebile che risale ai tempi della sua giovinezza. In entrambi i casi si piò però riconoscere quell’unità poetica che lo rende inconfondibile al tratto”. L’incontro con Costantini non può esulare dalla sua umanità fatta di ritrosia, di silenzio, di attenzione, di studio. Nato come cesellatore, ha trovato nell’incisione quel mondo confacente al suo animo, che è stato presentato anche sul “Prandi”, il principale catalogo di grafica. La mostra è per palati fini: la “Bottega” presenta il mondo di Costantini, rappresentato dalla sua famiglia che ha seguito con affetto, passione e ricerca la strada indicata dal padre. Pochi, ma preziosi le opere all’acquaforte di Pietro, il figlio che perse la vita in giovanissima età. Testimonianza, la sua, “in nuce” di un’abilità che avrebbe dato i suoi frutti. Si incontrano le carte calcografiche di Lena, la figlia, che ha impresso alle sue opere uno stile diverso da quello del padre e si conosce la tradizione ceramica che appartiene alla famiglia ed oggi è espressa dal genero Franco e dalla nipote Serena. Raffinatissima la porcellana non decorata con le abituali decalcomanie, ma con la tecnica denominata “incisa oro zecchino”, risalente al primo Ottocento inglese, rispolverata da Marco. “Si tratta di una lavorazione lunga e di notevole difficoltà realizzativa -spiega Palazzi- che la “bottega” sa condurre con grande perizia. I risultati sono di notevole effetto: porcellane che sembrano venute al mondo con una meravigliosa patina di secoli addosso e che possiedono tutte le credenziali per non invecchiare mai”. La mostra restarà aperta i venerdì, i sabati e le domeniche dalle ore 15 alle 18.
Federica Lucchini