MAI COME ORA IL PAESE HA BISOGNO DELL’AIUTO DI TUTTI, OLTRE I CONFLITTI, I LITIGI QUOTIDIANI, LE DIATRIBE, GLI ANTAGONISMI, GLI ODI E I RANCORI CHE MINANO DALLE RADICI LA STORIA PRESENTE DI UNA GRANDE NAZIONE.
di felice magnani
Chi ascolta e osserva capisce, capisce che nel momento massimo del bisogno, è assolutamente necessario che si affronti con tutto il realismo possibile il presente e il futuro di un paese che fa acqua da tutte le parti. Non è più umanamente possibile essere testimoni quotidiani di atteggiamenti, comportamenti, decisioni, modi di essere e di agire che nulla hanno a che vedere con un paese maturo che è chiamato a dare il massimo per risolvere i gravissimi problemi che lo assillano. Forse è arrivato il momento in cui la nomenclatura o quella parte che si ritiene tale, cominci a fare un serissimo esame di coscienza per rendersi conto con grandissima sincerità se è davvero all’altezza di una situazione estremamente complessa, che richiede fermezza ideativa ed esecutiva e soprattutto essere perfettamente cosciente di quello che deve o che non deve fare. Il tema di oggi è come salvare il paese, senza che diventi ostaggio di chi lo vorrebbe vivisezionare come se si trattasse di una torta da spartire. L’Italia non è una torta da spartire, è una grande nazione in affanno che vuole assolutamente ritrovare la strada di una normalità che consenta alle persone, preventivamente organizzate, di riprendere a essere persone, gestendo con rispetto e senso del dovere quella libertà che diventa condizione fondamentale per una ripresa psicologica, sociale, economica, morale, giuridica e legislativa. Gl’italiani meritano fiducia, devono sapere che chi li rappresenta ha la capacità di essere interprete dei loro bisogni e delle loro necessità, evitando magari di appesantire una situazione che già di per sé risulta essere gravissima. Il primo grande passo è dunque una spietata analisi su se stessi sul proprio operato, cercando di non mistificare ruoli e comportamenti finalizzati all’interesse di parte. Oggi le parti in campo vanno ben oltre le tradizionali diatribe, quelle che in alcuni casi diventano necessarie per risolvere i problemi, sembra infatti che il problema principale sia quello di accaparrarsi suffragi o ambitissime poltrone nei vari consessi nazionale ed europei. Non è tempo di suffragi, non è tempo di stabilire a chi spetta il diritto di primati che non esistono, è tempo di unire le voci, di farle diventare una volta per tutte solidali, capaci tutte insieme di interpretare la volontà comune, sconvolta dal dramma di un virus che non guarda in faccia nessuno. Siamo sicuri che chi gestisce la cosa pubblica ne sia all’altezza?Siamo sicuri che l’Europa di oggi sia quel punto di riferimento sul quale le persone perbene contavano per dare maggior peso alla propria espressione identitaria? Siamo sicuri che in politica estera sia stato fatto tutto quello che doveva essere fatto per costruire un equilibrio al di fuori di inutili quanto esagerati antagonismi politici?. Siamo sicuri che i rapporti tra i vari centri di potere siano univoci e convergenti rispetto ai risultati da raggiungere? Siamo sicuri che un immobilismo procrastinato nel tempo non faccia crollare quel fantastico sistema costituzionale su cui la storia italiana ha costruito le proprie certezze? Una grande nazione ha bisogno di grandi uomini, di persone che abbiamo la statura necessaria per competere con le mille difficoltà di una politica che, forse, non ha ancora capito quale debba essere la direzione di marcia da intraprendere, per non sprofondare in abissi dai quali sarebbe impossibile poter uscire. Quando c’è di mezzo la vita stessa della nazione non basta più una maggioranza raccolta un po’ qua e un po’ là, è necessario che tutto il sistema di governo e non sia coinvolto e che si agisca sulla base di una larga convergenza comune, indipendentemente dai colori politici e dalle simpatie elettorali. E’ tempo dunque di agire e di agire con fermezza, evitando quelle inutili intermediazioni che generano disorientamento e confusione, alimentando l’idea che il paese non sia in grado di affrontare le complicatissime difficoltà che lo attendono. La politica deve essere esercitata da chi è capace, da chi ha idee precise su come si debba affrontare e risolvere la miriade di problemi che investono oggi la nazione. Ritrovare la via della normalità è un’impresa non facile, ma va progettata e portata avanti con fermezza e realismo, senza tentennamenti, lo stato e le regioni devono essere in grado di sviluppare un’armonia compositiva dentro la quale posizionare con forza il diritto della nazione di tornare a vivere, adottando le dovute precauzioni, ma con la precisa coscienza di quale debba essere la strada intraprendere. E’ tempo di coscienza, di senso di responsabilità, di capire se l’azione politica abbia l’autorità necessaria per rispondere ai bisogni e alle necessità di una nazione che fatica moltissimo a riprogettare un sistema messo a soqquadro da una miriade di problemi, per la maggior parte rimasti irrisolti. Il problema sanitario è di fondamentale importanza e andrà fortemente potenziato, ma non bisogna dimenticare che il lavoro in generale è la base su cui si fondano il presente e il futuro del nostro paese. Un paese che si ferma è un paese perduto, è un paese dominato da instabilità di tutti i tipi. Oggi più che mai, da parte di chi governa, si rende necessaria una visione ampia, ferma e solidale, capace di corrispondere alle necessità e ai bisogni di un popolo disorientato e confuso, che cerca disperatamente di tornare a vivere in un clima di democrazia reale, che sappia essere la vera garante di quei cittadini che la osservano e continuano a sperare che su di lei possano appoggiare il loro desiderio di pace e di sicurezza sociale, il loro desiderio di un futuro migliore.