“Se volete aiutarci, rallentate!”. Sono due irriducibili dal cuore animalista i coniugi Floriana Manzoni e Daniele Di Fiori: da ben 13 anni a Luvinate e prima da 5 anni a Casciago salvano i rospi che, senza il loro intervento, finirebbero schiacciati dalle auto, attraversando la strada in direzione di un luogo umido dove riprodursi. Il loro appello è rivolto proprio agli automobilisti che percorrendo via Mazzorin e via Cavour alla sera in marzo e aprile investono gli anfibi, immobili, accecati dai fari. Ha dell’incredibile la loro scelta, iniziata per caso a Casciago con la visione di un rospo a bordo di una strada mentre passeggiavano con il cane. “Non sono riuscita a stare in casa a seguire comodamente su un divano i programmi televisivi, quando ho saputo come finivano massacrati -spiega Floriana- Quasi nessuno pensa a loro e allora, assieme abbiamo deciso di salvarli”. Armati di un secchiello dalle pareti lisce, in modo che non riescano a salire per scappare, inizialmente a mani nude, poi indossando i guanti, hanno cominciato a raccoglierli. Li hanno deposti nel contenitore e trasportati verso il torrente Tinella. Il tutto sembrerebbe facile, ma l’esperienza accumulata dice il contrario. Eppure instancabili hanno continuato da soli per tutti questi anni fino al 15 febbraio dell’anno scorso quando, a seguito di una riunione in municipio a Luvinate, hanno trovato collaborazione nel comune di Luvinate, nella Lipu, nelle Guardie ecologiche volontarie del Campo dei Fiori, nei Royal Wolf Rangers. Ma nel frattempo è arrivata la pandemia e non si poteva lasciare la propria abitazione, se non nel raggio di 200 metri, proprio quando i rospi arrivano. Dopo l’innalzamento del telo barriera, che impedisce loro di muoversi verso la strada, è continuata la loro opera “dal 25 febbraio fino al 2 maggio ininterrottamente -specifica Floriana- tutte le sere dalle 18 alle 22,30. Significa non riuscire in quell’orario a concederci niente, ma è tanta la soddisfazione. Ci si sente gratificati”. Il marito arriva più tardi, terminato il lavoro, ma lei è all’opera da subito. “Si era nel lockdown -riprende- i carabinieri ci hanno fermati e quando si sono resi conto della nostra opera si sono complimentati in quanto evitavamo un pericolo anche per i guidatori: le gomme delle ruote, sfregando contro il corpo coriaceo degli anfibi, rischiano di procurare uno sbandamento”. Floriana ha calcolato che ogni sera ha percorso in media 15 km: 500 metri nel trasportare i rospi verso il Tinella e 500 nel tornare e questo azione senza sosta perché i rospi arrivano. Avanti e indietro, anche al buio. “Tante volte proprio non possiamo concederci il lusso di fermarci”, dicono assieme. Anche sotto la pioggia. “Anzi, in quei giorni anche di più -continua Daniele- perché con l’umidità arrivano in massa. Il sindaco Alessandro Boriani l’anno scorso ci ha consigliato per sicurezza di usare le torce, altrimenti noi siamo abituati ad operare ad occhio nudo. Abbiamo esercitato tanto la vista!”. Durante i giorni di vento forte, invece, non si nota la presenza dei rospi. Floriana e Daniele credono proprio in questa loro missione salvifica di traghettatori e salvatori. “Sono deliziosi, innocenti e paurosi -interviene Floriana- Le femmine più grosse arrivano trasportando sul dorso il maschio più piccolo”. I coniugi li adagiano nel secchiello (una decina circa) e li trasportano verso il Tinella dove li depositano su una piccola scoscesità sull’erba, evitando di gettarli nell’acqua in quanto tratti del torrente sono cementati. Durante questa loro esperienza hanno incontrato anche la crudeltà umana: automobilisti che alla vista dei rospi deviano per meglio schiacciarli. “La soddisfazione maggiore -conclude Daniele- è salvarli proprio prima che l’auto arrivi!”. Poi allarga le braccia: “I miracoli non si possono fare. Una decina non siamo riusciti a salvarli!”. Ma su quante centinaia?
Federica Lucchini