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Luigi Stadera “Il sorriso di Venere” proverbi erotici presentato il -26-10-2016-Video e foto della serata

 28 Ottobre 2016 |  Pippo | |

Video della serata

 

L’intervista di Federica Lucchini

– Luigi Stadera, nel suo nuovo libro “Il sorriso di Venere – proverbi erotici in dialetto” della casa editrice “Menta e Rosmarino” offre al lettore un percorso inconsueto, nel solco delle novelle del “Decameron” di Boccaccio. Il linguaggio piacevolissimo e colto, abbinato alle raffinate incisioni di Giuseppe Viviani, induce a porre alcune domande all’autore, cultore del dialetto.

Perché un libro sui proverbi erotici in dialetto?

“Potrei rispondere con un proverbio: “chi invegìss, inmatiìss” (chi invecchia, ammattisce); ma sarebbe una negazione della non meno proverbiale saggezza dei vecchi. Mi intriga il punto di vista degli antenati sull’erotismo, in un contesto morale e sociale ormai lontano”.

Qual è il punto di vista degli antenati?

“Direi che i proverbi erotici sono una “rappresentazione” dei rapporti sessuali; ma il termine è di Meneghello”.

L’autore di “Libera nos a Malo”?

“Sì. Meneghello scrive: “In paese, l’elaborazione riflessa dell’esperienza è parlata. Il suo genere quasi unico è il riso, la rappresentazione comica della vita”. Non si può non pensare alla cultura comica medievale, a Rabelais e alla tradizione carnevalesca, di cui persiste nei proverbi erotici l’eco profonda”.

Che ruolo vi gioca l’umorismo?

“Fondamentale. Anche perché, insieme alla schiettezza, libera i proverbi da ogni compiacimento”.

Un linguaggio senza veli non è comunque volgare?

“Dipende da come è percepito. Sulla scurrilità, nelle poesie milanesi di Carlo Porta, Dante Isella ha detto che “umorismo, comicità, scurrilità sono uno schermo di indispensabile pudore”; e Franco Brevini ha parlato di “una verità della poesia attraverso lo scurrile”. Io non vorrei dimenticare san Paolo: “Omnia munda mundis” (tutto è puro per i puri)”.

Non hai dubbi, insomma.

“Sarei addirittura per una “moralità” dei proverbi erotici. Che non deriva soltanto dalla loro genuina franchezza, ma da una riflessione sul mondo contadino”.

Cioè?

“La vita dei nostri vecchi non era facile e aveva molti limiti. E’ straordinario che ne sia venuta un’immagine della sessualità (e dell’amore) come quella che emerge dai proverbi”.

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L’introduzione del libro

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