Il trionfo della morte
“E la morte, dici niente? Essa è sempre lì, sopra di te” – scrive Dino Buzzati.
Il dipinto, per certi versi sinistro, ma grondante di tenebrosa poesia, racconta l’eterno contrasto vita-amore-morte. In un’atmosfera di dissoluzione Eros e Thanatos: due pulsioni contrapposte. Eros rappresenta per Freud la pulsione alla vita, mentre Thanatos quella alla morte e alla distruzione.
Nell’angolo sinistro, appare il pittore accanto ad un volto femminile – la vita e l’amore – e insieme si affacciano sulla scena del dipinto, ma la morte non concede loro alcuno spazio; si contrappone implacabile, e vogliosa di mettere in atto le sue tragiche nefandezze. Nelle opere di Ferriani la morte è una costante: in quasi tutte si coglie un senso di inquietudine, di crepuscolo, di mistero e – appunto – di morte. I suoi soggetti, sovente spettrali ed inquietanti, sono lanterne, candele, teschi, quando non addirittura scheletri sepolcrali, crocifissioni e danze macabre.
“Il trionfo della morte”, che considero l’opera più importante di Luciano Ferriani, riassume tutte queste tematiche ma, più che in altri lavori, in questo sembra concedere alla morte addirittura un “trionfo”.
La morte, tuttavia, dall’alto della sua maligna efferatezza, si attivò per mettere in atto, nei confronti di Ferriani, un piano abominevole e diabolico.
Trascorso poco tempo dalla realizzazione dell’opera, Ferriani ebbe come un presentimento, tanto macabro quanto inverosimile, e confessò all’amico Luigi Piatti: “Tra qualche settimana io muoio, travolto dalla yeep ribaltata mentre sono a caccia…”.
Ebbene, il presentimento si avverò: un incidente di caccia, un guaio di entità apparentemente modesta, lo costrinse ad un ricovero in Ospedale; lì nacquero delle complicazioni polmonari e queste gli furono irrimediabilmente fatali.
(alberto palazzi)