Il primo maggio all’interno del chiostro di Voltorre durante l’inaugurazione della mostra “Mocha Mousse”, organizzata dall’Associazione Liberi Artisti della Provincia di Varese APS, è stato reso omaggio alla poetessa gaviratese Ampelia Mariani, a cura di Roberta Lentà, Federica Lucchini, Romano Oldrini. Nella sala gremita sono intervenuti Andrea Abbate alla chitarra, Marta Rovera al flauto del corpo musicale Santa Cecilia. Queste poche righe presentano l’opera poetica della Mariani.
“La vita è un canto – lieto, triste, drammatico – che inizia con il primo vagito e continua fino ad oltre l’ultimo anelito: è, per sé stessa, lirica struggente ininterrotta e intraducibile, la si ascolti con l’ingenuità incantata del bimbo, con l’atteggiamento saggio e distaccato dell’età avanzata o con la malinconia del rassegnato”. Ha cantato la vita Ampelia Mariani, assaporandone i più profondi palpiti: lo dice già la sua biografia, ricca di capitoli, in apparenza slegati, ma uniti dall’amore per la scrittura e per la fede, desiderata così tanto “da sentirne la necessità più della stessa aria che respiro”, aveva annotato nella sua prima raccolta di poesie “Taraxacum” del 1984. Nata a San Bassano, in provincia di Cremona il 24 aprile 1926, ha frequentato l’Istituto Magistrale “Sofonisba Anguissola”. Impiegata, mondina, tessitrice, pipaia, membro della grande Giuria del Campiello nel 1965, in seguito alla vincita per un racconto del premio letterario bandito dalla Gazzetta dei Lavoratori, si è sempre ancorata al valore della cultura e della fede. E finalmente, dopo aver sperimentato per decenni la creazione attraverso la pittura, scoprì la gioia di creare versi, un mondo cucito sulla sua persona nei più profondi desideri. Si sono aperte di fronte a lei porte e di nuovo porte e lei si è abbeverata con sommo piacere a questa fonte. Il culto della parola, la sua ricchezza lessicale erano al centro della sua attenzione. I poeti divennero compagni fedeli, da cui imparare. L’arte è ricerca, esperimento, libertà, inventiva. Scrivo per un insopprimibile bisogno di comunicare una mia folgorazione interiore –aveva detto durante un’intervista a Rete 55– Per desiderio di pace, per sete d’amore, per fiamma di fede, per non piangere; per assumermi l’ingrato compito di ritrarre il negativo dell’animo umano; per fermare sulla carta o nella memoria eventi drammatici oppure la fiducia nella vita. L’atto poetico è desiderio di comunicazione, di dialogo, di confronto, di avvicinamento agli altri, di offerta d’amore”. Dal 1988 iniziò a partecipare a concorsi di poesia, conseguendo ben 150 premi. Fu una esperienza sempre in crescendo che le permise di ottenere importanti riconoscimenti come, nel 1992 il prestigioso San Valentino d’Oro. Furono anni prolifici, ricchi di incontri che resero sempre più curata la sua poesia. La definì “semplice e chiara, dalle parole dimesse, ma dai toni fondi. Poesia che non sia capriccio stilistico o funambolismo verbale. Non basta scrivere da poeti, bisogna vivere da poeti”, aggiunse. Mentre le sue poesie venivano pubblicate su antologie, riviste, giornali, raccolse sue liriche, corredate da suoi disegni, nel libro “Grido e silenzio”, pubblicato da Edizioni La Conca, Roma, nel 2005. E assaporò la gioia di poterle donare, felice che altri condividessero il suo ringraziamento alla vita.
La Mariani premiata da Rosanna Vaudetti
Alcune sue Liriche