LO SPORT: UN RISVEGLIO! GRAZIE A UN CAMPIONE E’ INCREDIBILE COME I CITTADINI, ANCHE QUELLI MENO SPORTIVI, SI SENTANO COINVOLTI, SI RENDONO CONTO CHE QUESTO E’ UN MOMENTO IMPORTANTE DELLA NOSTRA STORIA.
di Felice Magnani
Lo sport ha sempre avuto un ruolo importante nella nostra storia personale, soprattutto quando, seppur inconsciamente, lo abbiamo scoperto lanciando una sfida al nostro compagno di banco o a un amico che voleva essere più bravo di noi nella corsa a piedi o nella corsa in bici, nella capacità di salire su una pertica o su una corda. Abbiamo imparato a conoscere lo sport, molto prima di quanto si potesse immaginare, nella sua veste ludica, in quel gioco che stimolava la nostra voglia di essere migliori, di provare a essere più forti di chi ci stava accanto oppure semplicemente di quanto potevamo immaginare della nostra audacia e della nostra forza. Era un modo inusuale ma estremamente stimolante di manifestare quello spirito che avevamo dentro, un modo per dimostrare a noi stessi che, forse, non eravamo così incapaci o negligenti come qualcuno avrebbe voluto farci apparire. In molti casi abbiamo ringraziato quell’insolito, ma straordinario modo di giocare, perché ci ha permesso di allontanare, anche solo per un attimo, i nostri cattivi pensieri, i piccoli odi e rancori o anche solo l’idea che qualcuno potesse immaginare che non fossimo capaci di fare una determinata cosa, quella che solitamente facevano i nostri amici o compagni, ritenuti più forti, più svegli e più competenti di noi. Per molti lo sport è stato una straordinaria parentesi di benessere, qualcosa che faceva sentire più forti, più combattivi, più capaci di affrontare le difficoltà che s’incontravano. Qualcuno lo ha scelto come attività primaria, lo ha trasformato in una professione, dedicandogli tutta la passione e l’entusiasmo possibili, per altri è rimasto un punto fermo della propria crescita fisica, umana, sociale e anche professionale. Certo per i ragazzi di una volta, quelli dell’era post bellica, il tennis era semisconosciuto, si parlava soprattutto di ginnastica, di calcio, di ciclismo, di box, di lotta libera, di corsa a piedi, di maratona, di cento metri, le prime pagine dei giornali sportivi parlavano soprattutto di calcio, forse perché nel calcio si erano nel frattempo affacciati dei veri e propri campioni, fantasisti e giocolieri, atleti dalle risorse speciali, che sapevano incantare ed emozionare la gente comune, stimolando la fantasia delle giovani generazioni. Anche il tennis faceva la sua apparizione, ma con molta fatica, soprattutto da noi, dove non erano ancora arrivati campioni del calibro di Nicola Pietrangeli e di Adriano Panatta, quelli che hanno cominciato a stuzzicare gli appetiti giornalistici e l’attenzione di semplici cittadini. E’ così che lo sport è arrivato un po’ a tutti, dimostrando una cosa molto importante, che si poteva cominciare ad amare e ad apprezzare la vita anche osservandola e vivendola con modalità diverse da quelle preconfezionate, lo sport ha creato infatti i presupposti di una libera volontà, forse per la prima volta anche chi era messo ai margini di una società un po’ classista sentiva di contare, di cominciare a essere parte integrante di una comunità disposta a riconoscere lo sport come valore distintivo, capace di far amare le persone a qualunque ceto sociale appartenessero. Non uno sport di massa, pianificato e comandato a vista, bensì uno sport in grado di valorizzare al massimo i pregi e le virtù di ogni cittadino, di qualunque ceto sociale. Il mondo dei giovani soprattutto è diventato grande leggendo la Gazzetta o Tuttosport, giocando nei prati e nei campi di periferia, imparando nella maggior parte dei casi autonomamente l’arte di una gestualità sportiva, molti di noi sono diventati grandi giocando benissimo a calcio o seminando gli avversari sulle salite appenniniche, ma sempre animati solo e soltanto dalla voglia di praticare, di sudare, di fare, di faticare, di dimostrare che su quelle salite non c’era trippa per gatti. Anche il più spiantato del gruppo poteva finalmente diventare il dio dell’oratorio. Molti ragazzi apparentemente fragili ed emarginati hanno raggiunto la celebrità e molti altri sono diventati veri e propri divi delle periferie, dimostrando sul campo la propria forza e il proprio valore. Anche lo sport aveva il suo seguito di belle ragazze che lo incoraggiavano, che lo applaudivano, uno stuolo che iniziava a volerlo praticare per assaggiarne la consistenza. Jannik Sinner ci ha portati un po’ indietro nel tempo, ricordandoci che la vita è ricca di opportunità per tutti e che tutti possono, lavorando con grande impegno, spirito di sacrificio e passione, diventare amatori o veri e propri professionisti dello sport, capaci di distribuire felicità ed entusiasmo, voglia di vivere e di giocare, ci ha voluto testimoniare che diventare campioni non è solo un caso del destino, ma una convinzione che nasce da lontano, da una volontà che non si ferma davanti a niente e a nessuno. Cosa ci ricorda il campionissimo di Sesto Pusteria? Una cosa semplice, ma essenziale, al punto che molti figli di un consumismo esasperato hanno perso per strada e cioè la voglia di divertirsi senza arrecare danni a se stessi e agli altri, la voglia di non lasciarsi abbindolare da chi vorrebbe distruggere la nostra esistenza, la bellezza di chi continua a credere che la vita è bella e che bisogna viverla senza dimenticarci mai di chi siamo, da dove veniamo e di quanto sia bello mantenere intatti alcuni valori fondamentali, quelli che abbiamo appreso, maturato e potenziato con tanta determinazione da uomini e donne che hanno accompagnato la nostra storia, soprattutto nei momenti difficili, quando pensavamo che il mondo si fosse dimenticato di noi. Il tennis di oggi, quello di Sinner per intenderci, ha svegliato quella parte di noi sopraffatta da un eccesso di comunicazione mediatica, ci ha richiamato con forza alla bellezza dello sport, al suo valore sociale e culturale, alla sua capacità di creare benessere e felicità, alla sua capacità di trasmettere forza e coraggio a un mondo che spesso non si ricorda più di tutte le cose belle che gli ruotano intorno. Speriamo che la forza e l’energia dello sport possa incontrare l’attenzione di una società che è alla disperata ricerca di mondi nuovi da esplorare, di nuova gioia da provare. I campioni sono la punta avanzata di una società che ci richiama con forza a trovare in noi stessi l’energia necessaria per creare una svolta a un mondo che vive di profonde inquietudini, un mondo che ha un estremo bisogno di rimettere in ordine un cuore e una mente per troppo tempo preda di varie forme di cattiveria umana.